Nordkapp, mercoledì 01 giugno 2011 ore 18:30; sono assieme a Paolo davanti al globo, simbolo del punto più settentrionale della ns. vecchia Europa.
Il desiderio di ogni motociclista; per me è la seconda volta e contrariamente a due anni fà il cielo è sereno, pochissime nuvole all’orizzonte, si preannuncia una serata magica, addirittura rara se non unica (eclissi parziale di sole).
Dovrei essere felice, dovrei avere la pelle d’oca, dovrei sentirmi appagato … sono invece malinconicamente “triste” o meglio, sento un sapore ambiguo.
Dolce, l’aver raggiunto il Capo ed avere azzeccato una serata di bel tempo assieme all’amico Paolo; amaro invece è il pensiero a Giorgio, un amico che non c’è più; o meglio il sentire la sua presenza dentro di me nella consapevolezza che non potrò godere delle sue impressioni, del suo sorriso, della sua compagnia fisica e non ultimo del suo amore per quel valore che ci ha fatto incontrare.
Dolce, l’aver raggiunto il Capo ed avere azzeccato una serata di bel tempo assieme all’amico Paolo; amaro invece è il pensiero a Giorgio, un amico che non c’è più; o meglio il sentire la sua presenza dentro di me nella consapevolezza che non potrò godere delle sue impressioni, del suo sorriso, della sua compagnia fisica e non ultimo del suo amore per quel valore che ci ha fatto incontrare.
Abbiamo già immortalato le nostre persone sotto il globo, ci siamo già abbuffati di ricordi; sappiamo che vivremo una notte unica e siamo consapevoli della fortuna avuta in sorte ma ho da fare una cosa, importante a ricordo di Giorgio; a ricordo di un valore che sento forte in me.
Nella mia mente il desiderio è che anche Giorgio possa godere dello spettacolo che andrà in scena, ho infatti con me una sua immagine, la stessa che tengo attaccata all’interno del cruscotto della moto, la stessa che ricordo con più affetto e dolore.
Sotto il corrimano della balaustra di protezione della scogliera, il punto esatto ha coordinate N 71° 10.270’ E 25° 46.996’ (m 303,7 s.l.m.) attacco la figurina.
Non avevo preannunciato niente a Paolo sino a pochi giorni prima, lui mi conosce e sa che per me è importante, approva, partecipa con raccoglimento e commozione; sentire condividere questo ricordo per me è toccante; non piango ma lo sforzo per trattenermi è notevole.
Del resto il viaggio, inconsapevolmente per me, è iniziato proprio con la sua tragedia.
Paolo tutti gli anni sale in Norvegia anche due volte di cui una è con la moto di sicuro e sempre nel periodo iniziale della stagione, fra maggio e giugno.
L’inverno è trascorso nel dolore sopra descritto, nella ricerca impossibile di una spiegazione e nel cercare di dare aiuto concreto e morale a Sandra, la moglie di Giorgio; si è vista cambiare l’esistenza in un batter di ciglio.
Nel ns. andare e tornare prima in ospedale a Siena, poi a Poggibonsi confido più volte a mia moglie di avere un rammarico grande ovvero quello di non aver eseguito un lungo viaggio con Giorgio; questo il rimorso più grande e forse egoistico che ho.
Paolo intanto, probabilmente per distogliermi, inizia a parlarmi del suo progetto Norge 2011, in un primo momento non ho il desiderio di chissà che viaggio in moto per l’estate che arriverà, sono troppo preso, vivo un malessere condito di rabbia, dolore, impotenza.
Con il passare dei giorni, le condizioni di Sandra migliorano, almeno quelle fisiche ed in me si fa largo una idea.
Non ho mai pensato di poter eseguire un viaggio di parecchi giorni senza mia moglie ma stavolta proprio lei, che mi capisce come nessun altro, mi spinge a farmi avanti con Paolo.
Le chiedo se è consapevole di cosa possa significare stare lontani almeno 15 giorni e lei mi risponde: “Oscar, ne hai bisogno, per il tuo e per il ns. bene; parti con Paolo ed onora Giorgio, questo è quello che vuoi”.
Una domenica mattina di febbraio, al ritorno da una visita a Sandra chiedo a Paolo cosa ne pensa di avermi eventualmente come compagno di viaggio; i suoi occhi cambiano espressione, si illuminano ed ho come la sensazione che in cuor suo sperasse della mia proposta.
Accetta di buon grado e si materializza anche per me l’idea del viaggio.
Ho timore reverenziale di comunicarlo a Sandra ma più avanti troverò il giusto modo e lei approva tutto; del resto cova un profondo amore per la moto ed i viaggi e comprende bene cosa significhi il richiamo del Nord.
Non vi racconto delle numerose mail di preparazione, dei tragitti pensati, delle mete prefissate … di tutta la bellissima fase che è la preparazione del viaggio, del calarsi ed immaginarsi in quel punto piuttosto che nell’altro; queste sono cose che conoscete bene e costituiscono le ns. aspettative, i ns. timori, le ns. ansie e le ns. certezze, il ns. modo di intendere la moto.
Mercoledì 25 maggio 2011 - Primo pomeriggio, dopo la mattinata al lavoro rientro a casa, Marinella mi aspetta assieme a ns. figlia, pranziamo in un clima tranquillo, scherziamo e mi rivolgo a Giulia chiedendo maturità e serietà in questi giorni che sarò assente; le chiedo di non aggravare oltre modo i pensieri di mamma che avrà immancabilmente con la mia assenza. Giulia ostenta sicurezza, è spavalda come tutti i ragazzi diciottenni ma cede di schianto nel momento in cui indosso il completo da motociclista, mi sento “colpevole” di lasciarla.
Marinella, come al solito, comprende la situazione e sdrammatizza con una battuta.
Gigi, l’amico a quattro zampe, invece non è per nulla consapevole e mi si para davanti con un giochino che gli lancio lontano; neanche il tempo di vedere dove cade l'oggetto che è di nuovo sotto i miei piedi con il gioco; lo stringo forte a me.
E’ il momento di partire, un abbraccio a Giulia, un bacio a Marinella per un arrivederci, un ultimo sguardo d’intesa a Giulia; poi esclamo “Fai il bravo” rivolto a Gigi e non vedo più Marinella !
E’ corsa all’altro ingresso, quello pedonale che dà sulla strada principale ed agita la mano quando in sella alla moto passo davanti, un cenno di ulteriore saluto, una stretta al cuore e lo sguardo che non lascia lo specchietto retrovisore sinistro.
Sono le 15:35, inizia il viaggio con uno stato d’animo "scosso", speriamo bene dico fra me e me.
Devo solo arrivare a Bologna a casa di Paolo; abbiamo previsto la partenza l’indomani mattina.
Arrivo intorno alle 18:15 salendo per la E 45, una giornata calda ma tutto sommato senza problemi di traffico, tengo una andatura tranquilla, eseguo un piccolo rabbocco di carburante prima di entrare in A14 per poter essere certo di arrivare all’indomani in Austria cercando di ottimizzare il rifornimento (benzina a più buon mercato).
Paolo mi aspetta e mi spalanca la porta del garage, ricoveriamo Titty vicino a Giovenca, che bello le ns. due moto cariche, vicine, pronte per partire.
Incontro Piero, il bellissimo nipotino di Paolo, che avevo già avuto il piacere di vedere ed intrattengo con lui dei giochi, sino anche un balletto che a lui piace tanto, come infatti sente della musica si mette a ballare; grazioso veramente.
La sera corre veloce e poco prima di cena arriva la notizia, inaspettata, della rinuncia, per motivi personali, al viaggio di Luca, infatti il programma era di essere in tre.
La cosa mi spiace e mi turba non poco.
Andiamo a letto presto, in quanto il giorno successivo ci siamo ripromessi di arrivare perlomeno ad Hannover.
Percorso 222 Km . Titty alla partenza indicava Km. 18882
Giovedì 26 Maggio 2011 – La sveglia è alle 4:00, veloce colazione, vestizione rituale ed alle 4:50, dopo esserci scattati una foto, partiamo.
Risaliamo l’A1 sino a Modena dove svoltiamo sul A22 del Brennero, la giornata è serena, luminosa; come previsto arriviamo in Austria e profittiamo del prezzo favorevole rispetto all’Italia per un bel pieno di carburante; percorriamo il Ponte Europa (€ 8,00 il pedaggio) ed in prossimità di Innsbruck svoltiamo ad ovest, infatti pensiamo di transitare per il Fernpass ed imboccare l’autostrada tedesca dalle parti di Fussen, dove inizia o meglio finisce il tracciato della A7.
La giornata prosegue in tranquillità ed il passo costante premia la percorrenza, 2 ore di marcia ed una sosta di 15 minuti dove sin profitta per l’eventuale rifornimento di carburante.
Da segnalare solo una coda di circa 3-4 Km. intorno a Fulda che sfiliamo lentamente profittando della gentilezza degli automobilisti che ci aprono un varco fra una colonna e l’altra.
Pur avendo una autonomia ragguardevole rifornisco sempre assieme a Paolo che, con la sua RT, ha necessità di più frequenti integrazioni di carburante.
Arriviamo oltre Hannover nel pieno rispetto a quanto prefissato, troviamo un albergo a Schwarmstedt, paese ordinato distante dall’A7 circa 5/6 Km. in direzione Ovest.
Ringhotel Bertram il nome dell’albergo, ha anche il garage ed è nettamente più economico di una precedente struttura consultata e segnalata dallo Zumo.
Sistemazione, prime telefonate ai cari di casa e cena tipica tedesca; ci facciamo fuori del maiale arrosto con asparagi lessati e patate; naturalmente una ottima birra accompagna il cibo. (Siamo completamente all’oscuro dei problemi “batteriologici” in quella zona, Amburgo è solo 100 Km . più a nord).
Percorsi1213 Km . che fanno 1435 parziali.
Percorsi
Venerdì 27 Maggio 2011 – Sappiamo ed abbiamo puntato un traghetto che parte da Hirtshal (DK) alle 18:15 e sbarca a Kristiansand (N) alle 20:30; è dalla FjordLine ed è una nave veloce.
Il viaggio non ha tappe prefissate in generale ma il trasferimento e gli orari dei traghetti devono essere ottimizzati per poter sfruttare al massimo le poche giornate a disposizione.
Partiamo, dopo aver compiuto una colazione regale, alle 8:00 e risaliamo ancora la A 7, il tempo non sembra confermarsi come il giorno precedente e nuvole minacciose iniziano a farsi davanti.
Arriviamo in scioltezza ad Amburgo il cui porto è una città di container; impressionante le quantità di merci che vengono stivate, trasportate, sbarcate e movimentate nel porto.
All’uscita del tunnel sotto al fiume Elba ecco il preannunciato temporale, violento ed improvviso; ci fermiamo per la vestizione da antipioggia sotto un cavalcavia e solo il vapore acqueo sollevato dai camion se non facciamo presto ci bagna ben bene.
Non toglieremo più l’antipioggia per tutto il tragitto sino al porto di Hirtshal; risalendo la Danimarca oltre la pioggia troviamo anche il vento laterale, non forte ma fastidioso.
All’imbarco, inaspettatamente, troviamo il sole; arriviamo alle 17:30 circa, andiamo subito a comprare gli economici biglietti (€ 37,00 una moto ed una persona) ed aspettiamo l’imbarco.
Nel piazzale conosciamo un motociclista tedesco diretto a Nordkapp, viaggia su una R75 vecchia e stracarica di bagagli, simpaticamente lo invitiamo per una foto e comunichiamo gli indirizzi dei ns. spazi web per la visione dei ns. report.
La traversata è tranquilla, la nave viaggia veloce, curioso accendo lo Zumo, 68 km/h sono indicati nel rilevatore dei velocità.
La nave non è a livello della Color Line ma è accettabile ed il rapporto qualità-prezzo la pone decisamente come un’ottima alternativa anche perchè si arriva in Norvegia con 1 ora in meno.
Operazione di imbarco impeccabili, ragazzi gentili che porgono le cinte ed un responsabile che passa in rassegna le legature intervenendo dove ritiene utile stringere e/o fissare meglio.
Lo sbarco puntuale avviene con il cielo sereno alle 20:15.
Dal traghetto prenotiamo un campeggio ad una quarantina di Km. a nord di Kristiansand; è in loc. Kile, poco prima di Evje.
Appena lasciata la zona portuale della cittadina seguiamo le indicazioni per la RV 9 ed ancora all’interno del centro abitato, subito dopo una curva a sinistra, vedo a lato strada sulla destra un poliziotto che armeggia degli strumenti a terra; sono rilevatori di velocità, rallento in quanto ero sopra ai 50 Km/h , non molto ma sicuramente sopra al limite, proseguo e dopo due curve immancabilmente un furgoncino e due auto della polizia sono circondate da 6/7 poliziotti, mi vedono e mi guardano da lontano, immagino già la paletta rossa davanti e gioco di anticipo, alzo la mano sinistra e saluto, le loro facce sorprese seguono il mio andare e non ricevo alcun segno di fermata, anzi mi pare di scorgere un poliziotto ricambiare il saluto (Politi la scritta sulle auto grigio chiaro con banda verde).
Paolo che mi segue a 50/60 metri viene inveca fermato da un poliziotto ma un altro, probabilmente più alto di grado, gli dice di ripartire.
Mah pochi Km. e già un posto di controllo velocità composto da 7/8 poliziotti, cominciamo bene penso fra me e me.
Risaliamo sino a Kile e troviamo subito il camping fissato poche ore prima, è il Bornes ed è ubicato sul lato destro della strada che sale sino ad Haukeli.
L’esercente ci sembra ubriaco, non fa altro che ridere, così come gli altri 2 compari che troviamo alla reception con lui; ci assegna una Hytter sprovvista dei servizi che sono comunque vicini, sono le 21:30, avevamo mangiato sul traghetto e quindi ci sistemiamo all’interno, doccia e nanna.
Solo neanche 40 ore prima eravamo a Bologna ed ora in Norvegia.
Km. percorsi odierni 668 che fanno salire la percorrenza parziale a 2103.
Sabato 28 Maggio 2011 – E’ il ns. primo giorno intero in Norvegia, non abbiamo dormito molto ed alle 5:30 siamo ambedue svegli pronti per iniziare la giornata. Il tempo non è molto promettente dove siamo diretti, le nuvole nascondono il cielo azzurro trovato la sera prima.
Sperimentiamo subito la cucina con la preparazione di un latte caldo con cioccolato per Paolo; per me invece assieme a del buon caffè italiano che avevo portato con la moka.
Muoviamo verso nord risalendo la RV 9, bellissima e già conosciuta da me due anni prima in quanto percorsa a scendere con Marinella.
In atto nella regione c’è una gara ciclistica di gran fondo e numerosi sono i ciclisti e le auto dell’assistenza che superiamo in scioltezza.
All’interno dell’abitato di Evje, dopo pochi Km. dalla partenza ci costringono ad una deviazione a sinistra che ci fa percorrere una stradina molto carina seppur stretta che risale parallela alla principale lungo un laghetto.
Sulla RV9 piccole località con annesse stazioni sciistiche compaiono lungo il tracciato e sino ad Haukeligrend tutto fila liscio.
Profittiamo per il primo rifornimento e ripartiamo subito dirigendoci verso Ovest, Odda è la destinazione scelta per il primo prelievo bancomat ed i primi rifornimenti viveri per la cena, dobbiamo pensare anche alla spesa del giorno dopo in quanto sarà domenica ed i negozi saranno chiusi.
Il tempo, come preannunciato, lungo la E 134 peggiora ed inizia dapprima a piovere poi saliti in quota la pioggia diventa nevischio, siamo costretti ad una sosta forzata per indossare le antipioggia e ne profittiamo per un primo bicchierone di caffè locale (tipo americano).
Altra sosta doverosa è alle cascate di Latefoss, poi raggiungiamo Odda e dopo aver compiuto quanto prima deciso riprendiamo la strada svoltando sulla 550 per raggiungere il primo traghetto che da Utne ci sbarca a Kvanndal (100 Nok equivalenti a circa € 12.50).
Piccolo tratto della RV7 in direzione Nord-Est e via tramite la RV 13 verso Voss che raggiungiamo sotto un bell'acquazzone che tuttavia non ci impedisce di ammirare un’altra caratteristica cascata posta a margine della strada ed immortalata con la mia amata Lumix.
A Voss dobbiamo prendere una prima decisione sul percorso a salire: Est in direzione Flam e poi su verso il passo montano o in alternativa il famoso tunnel da 24,5 Km . oppure ancora a Nord.
Consideriamo che le precipitazioni potrebbero aver reso impraticabile la strada montana e che il tunnel non è il massimo delle ns. aspettative stradali norvegesi; scegliamo la seconda opzione e continuiamo per la E 16 ed ancora tramite la RV 13 sino al secondo traghetto a Vangsnes.
Non abbiamo intenzione di salire per la bellissima 55, la conosciamo ed allora preferiamo spostarci verso Stryn, traghettiamo quindi tutto ad Ovest per Dragsvik (100 Nok), continuiamo quindi a salire sempre per la RV 13 alla cui fine svoltiamo a destra in loc. Moskong sulla RV5 ovvero E39.
Il pomeriggio fila via veloce e giungono così le 19:30, siamo a Byrkjelo e troviamo un campeggio a Reed, località posta più ad Ovest di circa 3 km .
Arriviamo poco dopo e ci sistemiamo in una Hytter lungo un laghetto, l’esercente ci chiede 700 Nok ma riesco dopo una veloce trattativa a sborsarne 600.
La serata scorre velocissima e fra le telefonate ai ns. cari, la sistemazione nella casetta di legno, la preparazione della cena, il lavaggio stoviglie e non ultimo la meritata doccia ci corichiamo a mezzanotte inoltrata; occorre decidere l’ora della sveglia; ci accordiamo per le 5:00.
Percorsi 558 Km . quasi interamente sotto l’acqua e con due traghettamenti, il parziale sale a 2661.
Domenica 29 Maggio 2011 – Non siamo tipi da grandi dormite e difatti la sveglia non suona affatto, ci alziamo ambedue mezz’ora prima; per la precisione mi sveglio prima io e chiamo Paolo che approva suo malgrado, del resto abbiamo intenzione di fare un bel giro in solo 14-15 giorni e dobbiamo ottimizzare i tempi, inoltre è inutile fingere, in viaggio preferisco essere me stesso in modo da non spiazzare il compagno/amico di avventure; lui lo sa, ero stato molto esuasivo sulle mie abitudini e lui lo stesso con me; inoltre ormai ci conosciamo abbastanza bene.
Alle 7:00, dopo aver eseguito tutte le ns. operazioni con comodità siamo in strada, il tempo sembra migliore e continuiamo la ns. ascesa verso Stryn lungo la bella strada 60; l’intenzione dichiarata è quella di arrivare al Geiranger dal mare traghettando da Hellesylt oppure in caso di maltempo tagliare via tutto ed arrivare sino a Stranda, dove con un piccolo traghettino avremmo potuto raggiungere la mitica strada 63 delle aquile, la famosissima “Trollstigen” anch’essa comunque già percorsa.
Niente di tutto questo; a Stryn ci siamo guardati durante un rifornimento e scorgendo le alture in direzione Lom, imbocchiamo la RV 15 con la speranza che la strada 258 sia aperta al traffico. Niente da fare la strada è aperta solo per i primi 2 Km sino ad un ristorante, dobbiamo tornarcene mestamente indietro ma Paolo ha in serbo una sorpresa per me che mi rende felicissimo.
Sfiliamo veloci sino a Lom dove proseguiamo sempre sulla 15 sino a Vagamo, non prima però di aver fatto una visita alla stupenda chiesa in legno della cittadina, credo sia la più antica di tutta la Norvegia.
Entriamo nel centro abitato di Vagamo e alla seconda rotatoria davanti all’albergo prendiamo una strada sconosciuta ai più ma non a Paolo; si tratta di una 30 di Km. di sterrato che congiungono la vallata a quella parallela solcata dal fiume Rauma e percorsa dalla E136.
Titty si trova a suo agio nel facile sterrato e mi diverto come un matto, avanti ed indietro, su e giù mentre Paolo con la RT ha un’andatura di attenzione.
All’inizio ed alla fine ci sono delle sbarre, basta avvicinarsi che automaticamente si aprono da sole e lo scenario è veramente incantato, il cielo inizia a rasserenarsi, il fondo non è ne asciutto, ne bagnato, insomma perfetto per le accelerate sulla manetta dopo aver disinserito il controllo di trazione.
Raggiungiamo così velocemente Dombas e ci fermiamo per l’acquisto di qualche statuetta di Trolls promesse ai cari di casa in un grande negozio di souvenir.
Saliamo ancora verso Nord lungo la E 6, sotto un bel cielo sereno ma sopra la caotica Trondheim, centriamo in pieno un temporale a Sparbu, è condito da raffiche di vento laterale; transitiamo a Namskogan, dove Paolo esegue il rito della foto sotto un cartello indicante distanze di alcune città e ci fermiamo per la notte a Svenningdal alle 20:00 dopo aver percorso 796 Km . che portano il parziale a 3457. Niente sconto stasera, il titolare del camping è irremovibile 500 Nok.
Lunedì 30 maggio 2011 - Stesso orario della sveglia ma stavolta partiamo leggermente prima, la giornata in moto infatti inizia alle 6:50; continuiamo a salire per la E 6, del resto tranne la RV 17 da percorrere solo con il bel tempo (numerosi traghetti che ne ampliano i tempi di percorrenza) non abbiamo altre alternative per le ns. mete prefissate.
L’inizio della giornata è fantastico, un bel sole e temperatura gradevole sui 9-10°C , il tempo salendo a nord diventa variabile ed il cielo si vela di un sottile strato di nuvole che ogni tanto si diradano facendoci scorgere l’azzurro prorompente del cielo.
Raggiungiamo l’altopiano dove la strada incrocia il circolo polare alla temperatura di 3°C ma si stà bene e sembra più caldo di quanto in effetti non sia.
Foto di rito, una capatina al negozio souvenir, una cioccolata calda con muffy gustato all’interno del bar e via di nuovo verso Nord.
Conosciamo un motociclista italiano di origini marchigiane, abita in Olanda ed assieme ad altri costituisce un gruppo facente parte un viaggio organizzato, lo incontreremo più volte nella giornata, del resto fanno la stessa ns. strada.
Durante l’attesa al traghetto di Bognes lunga la E 6 che sbarca a Skardberget siamo raggiunti da gli olandesi che viaggiano a gruppetti di 4/5 moto.
Arriviamo a Narvik che oltrepassiamo con clima sempre incerto e percorriamo un altro centinaio di Km. prima di fermarci al Buktamo Kro; in realtà come attività principale è una caffetteria-ristorante posta nell’ononima località ma ha anche delle Hytter complete di servizi che affitta al prezzo di 600 Nok. Oggi abbiamo percorso 691 Km . che ampliamo il nostro parziale a 4138.
I ns. cari ci avvertono telefonicamente del problema batteriologico riscontrato in Germania e ci consigliano di non mangiare assolutamente frutta e verdura; rinunciamo così alle banane che quotidianamente saziavano la ns. fame di metà giornata, erano tuttavia ben accompagnate da pane, formaggio e/o affettato.
Martedì 31 Maggio 2011 – Arrivano le prime due mete del viaggio, pensate durante la preparazione, la prima è l’isola di Senja posta a nord delle Lofoten, la posizione della sistemazione notturna è eccellente, siamo infatti all’incrocio della E6 con la strada 86 che percorriamo tutta sino all’ultimo paesino, Gryllefjord; il cielo ci consente delle spettacolari viste della costa sul mare ed a tratti sembra di essere alle Lofoten. Torniamo indietro e proseguiamo per la E 6 sino a raggiungere l’incrocio con la E 8 che ci conduce a Tromso.
A Nord-Ovest della città c’è una zona che durante la seconda guerra mondiale ha visto il succedersi di fatti che abbiamo letto su un libro segnalato da Luca, il nostro amico che per motivi personali non è potuto partire assieme a noi, il titolo è:
L’uomo del Toftefjord
“A marzo nel Nord della Norvegia la terra è ancora ghiacciata ed il giorno non si distingue dalla notte - tranne che per poche ore. E' qui che si svolge un’avventura drammatica, una pagina vera della storia. Nel marzo del 1943 un peschereccio è salpato dalle isole Shetland diretto verso la Norvegia occupata dai tedeschi. Dodici uomini a bordo. Quattro sono soldati addestrati alla guerriglia. Intento immediato: organizzare un'azione di resistenza contro gli invasori. Programma per l'anno seguente: attaccare un aeroporto militare tedesco. Per questo il peschereccio trasporta armi e materiale esplosivo.
Qualcosa va male. Qualcuno da terra tradisce. Il peschereccio viene fatto saltare in aria dai tedeschi. Soltanto un soldato sopravvive, Jan Baalsrud.
I ricordi di Baalsrud erano confusi e solo anni più tardi altri testimoni lo aiutarono a ricostruire questa vicenda incredibile di coraggio e solidarietà. Jan Baalsrud era scampato ai fucili dei tedeschi arrampicandosi sui monti, tra i boschi, continuando a camminare per non morire congelato. Era riuscito ad arrivare in un villaggio dove dei contadini lo avevano nascosto. Il suo corpo era già in condizioni disperate, estremità congelate, temporaneamente accecato dal bagliore della neve e del ghiaccio.
Eppure avrebbe resistito ad un trasporto in una barella improvvisata su per un crinale di roccia, fino ad un altopiano spazzato dai venti, e lì sarebbe rimasto per tre settimane, sepolto in una specie di tomba di neve, in attesa dei lapponi che erano gli unici in grado di portarlo al di là del confine conla Svezia. Era già la fine di maggio quando Baalsrud fu ricoverato in un ospedale svedese. Salvo, ma gli ci vollero tre mesi per riprendersi. Noi che leggiamo questa storia, più di mezzo secolo dopo, pensiamo "incredibile" - incredibile la forza di carattere, l' attaccamento alla vita (tremendo quando Baalsrud si amputa da solo le dita dei piedi, con un coltello, per fermare la cancrena), la generosità dei soccorritori - e pensiamo anche che sono proprio queste qualità che trasformano una spedizione fallita in una vittoria sul piano personale contro il nemico. Se oggi siamo liberi forse lo dobbiamo a uomini come Jan Baalsrud”.
Qualcosa va male. Qualcuno da terra tradisce. Il peschereccio viene fatto saltare in aria dai tedeschi. Soltanto un soldato sopravvive, Jan Baalsrud.
I ricordi di Baalsrud erano confusi e solo anni più tardi altri testimoni lo aiutarono a ricostruire questa vicenda incredibile di coraggio e solidarietà. Jan Baalsrud era scampato ai fucili dei tedeschi arrampicandosi sui monti, tra i boschi, continuando a camminare per non morire congelato. Era riuscito ad arrivare in un villaggio dove dei contadini lo avevano nascosto. Il suo corpo era già in condizioni disperate, estremità congelate, temporaneamente accecato dal bagliore della neve e del ghiaccio.
Eppure avrebbe resistito ad un trasporto in una barella improvvisata su per un crinale di roccia, fino ad un altopiano spazzato dai venti, e lì sarebbe rimasto per tre settimane, sepolto in una specie di tomba di neve, in attesa dei lapponi che erano gli unici in grado di portarlo al di là del confine con
Proseguiamo quindi, superata la caotica cittadina verso Ovest sino a raggiungere Mikkelvik dove un traghettino, purtroppo con corse limitate durante la giornata, ci avrebbe portato sino a Brommes e da lì avremmo potuto camminare a piedi sino a raggiungere il fiordo teatro del sanguinoso sbarco dei partigiani norvegesi narrato nel libro.
Purtroppo occorreva aspettare oltre 2 ore per la partenza e non avremmo avuto la possibilità di vedere il fiordo in quanto il traghettino sarebbe tornato a Mikkelvik solo dopo un ora.
Decidiamo quindi di accontentarci del bel panorama verso il mare e retrocediamo ripercorrendo la strada già fatta sino a NordKjosbotn; continuiamo risalire la E 6 sino a Skibton dove ci fermiamo al Olderelv Camping; la gestrice ci concede una Hytter senza servizi (quelli comuni erano distanti 10 metri ) al prezzo di 500 Nok contro le 775 richieste inizialmente; stavolta la trattativa ha avuto un buon esito, abbiamo risparmiato l’equivalente di circa € 30.
Il camping è molto attrezzato ed ordinato, sembra un camping svedese, forse il più bello sinora incontrato. La sera decidiamo su come organizzarci per il giorno dopo; sappiamo benissimo che arriveremo alla terza delle quattro mete prefissate ovvero Nordkapp.
Intrattengo un lungo colloquio tramite Skype con mia moglie che mi notizia sulle previsioni meteo per Nordkapp, è previsto cielo sereno dalle ore 20:00 in avanti del giorno dopo.
Prima di addormentarmi mi assale un senso di felicità in quanto la speranza di vedere Nordkapp con il sole stà diventando quasi una certezza; infatti due anni addietro, assieme a mia moglie, trovammo un cielo nuvoloso e dei panorami ricordavo solo le immagini delle cartoline.
I km. percorsi oggi sono 651 e portano il parziale dall’inizio del viaggio a 4789.
Mercoledì 01 Giugno 2011 – Rispettiamo fedelmente il programma concordato; partiamo alle 7:20 con all’orizzonte un cielo quasi sereno, è presente l’arcobaleno, difatti è piovuto molto durante la notte e solo ora di primo mattino inizia a rasserenarsi. Continuo ad indossare comunque i pantaloni antipioggia per non sporcarmi quelli del completo con gli schizzi dei mezzi pesanti.
Risalendo verso Nord usciamo dalla E6 ad una estremità del fiordo di Lyngen e ci dirigiamo verso l’interno fra i monti, percorriamo una stradina secondaria che penetra una piccola vallata posta fra la catena montuosa delle Alpi di Lyngen; da quà Baalsrud sfuggi ai nazisti per rifugiarsi nella neutrale Svezia grazie all’aiuto dei Sami e delle genti del luogo; pensiamo alle sue sofferenze e vediamo con gli occhi gli scenari teatro delle vicende lette sul libro sopra segnalato.
Riprendiamo la E6 e raggiungiamo Gildetun, località cara e rituale per Paolo, posiamo per delle belle foto e profittiamo per una sosta colazione anch’essa composta dall'immancabile cioccolata calda e muffy.
Risaliamo tutto l’altopiano dopo Alta ed il loc. Skaidi riempiamo i serbatoi delle nostra moto, prefigurando prezzi dei carburanti più elevati sull’isola di Mageroy.
L’altopiano è unico, consente andature veloci in quanto la vegetazione è bassa, rada e c'è molta visuale con il cielo sereno, poco vento, insomma trasformiamo i limiti norvegesi in miglia/h con il rischio di ritiro della patente "Ma chi vuoi che troviamo quassù ?" Pensiamo.
Eccoci ben presto lungo la E 69 in direzione Nordkapp, il cielo come anticipato è sereno e solo qualche addensamento sottile e velato compare all’orizzonte.
Ci avviciniamo sempre più alla meta ed arriviamo a Skarsvag dove alloggiamo al Kirkepoten Camping.
Sono già stato in questo camping ed inizio una trattativa per abbassare la sproporzionata richiesta iniziale di un ragazzo addetto alla reception di 750 Nok; è spagnolo e capisce discretamente l’italiano, non si sposta ed allora gli dico che andremo a quello precedente che con 500 Nok ci dava una bella Hytter completa di servizi.
Niente da fare non si sposta; gioco il tutto per tutto e simulo la mia uscita dal locale; interviene la proprietaria che cede subito a 500 Nok (per la cronaca era tutta una balla, volevo la Hytter 15 perchè era spaziosa, bella e mi ricordava il mio precedente viaggio a Nordkapp). Le chiedo se si ricordava di me in quanto il giorno di permanenza di due anni prima suo marito mi ricoverò la moto all’interno del suo garage causa vento fortissimo; allora mi chiede il nome e nel computer compaiono tutti i miei dati; si compiace la signora e capisco che ne è felice.
Ci sistemiamo alla n. 15 e saliamo subito al Capo, sono le 17:30.
Percorro la strada a salire in uno stato di profonda emotività, non credo quasi ai miei occhi e si impadronisce di me il desiderio di avere con me Marinella.
Dopo aver onorato il ricordo di Giorgio torniamo al camping per la meritata cena, doccia, telefonate a Marinella ed a Sandra con le quali confermo l’ottima situazione del cielo, passeggiata in paese per trascorrere qualche minuto in attesa di risalire di nuovo al Capo ed alle 22:30 siamo ancora davanti al globo.
Il mappamondo è un brulicare di persone (6-7 autobus di orientali e tantissimi camper), preferiamo aspettare fuori della mischia e godiamo della proiezione del filmato al piano interrato del Nordkapp Center, suggestivo e ben realizzato con gran prevalenza alla stagione invernale che è quella naturalmente meno ammirata dai turisti.
Durante il pomeriggio la proprietaria del camping ci aveva informati che la sera, poco prima di mezzanotte, era visibile una eclissi parziale di sole e che lo spettacolo sarebbe stato fantastico.
Che fortuna penso fra me e me e difatti intorno alle 23:30 da una posizione defilata a sinistra del globo scorgo dei cineoperatori professionisti con apparecchiature di notevole consistenza. Mi avvicino agli operatori e dalla parete laterale di una cinepresa gigantesca vedo perfettamente il sole coperto parzialmente dalla luna, chiedo il permesso di fotografare, mi viene concesso.
Ma devo fare anche io qualcosa per immortalare quei momenti.
Punto la mia Lumix verso il solito panorama ma ottengo solo un bagliore del sole ed il mappamondo in controluce.
Non mi do per vinto e punto con il piccolo zoom che ha in dotazione la Lumix il sole, scatto solo tre foto, il bagliore è fortissimo ed ho paura che la mia vista venga rovinata.
Complice una nuvola che scherma ed attenua l’intensità della luce riesco a immortalare lo spettacolo naturale dell’eclissi; che fortuna che ho avuto.
Purtroppo però occorre pagare un prezzo e la velatura si fa più consistente sino a nascondere alla vista diretta il sole per circa una cinquantina di minuti a cavallo di mezzanotte, pazienza, sono contento e felice lo stesso.
Lo stesso credo che valga per Paolo, ho preferito non chiederlo ma l’ho visto raggiante.
Anche Giorgio “vede” al riparo sotto la balaustra lo spettacolo e questo pensiero mi accompagnerà per tutta la notte che non mi fa prender mai sonno, una veglia continua a pensare.
Solo una cosa mi manca, la foto con la moto sotto al mappamondo; già da qualche anno non è possibile e cerco di avere il permesso ma il ragazzo della security è irremovibile, insisto ma niente da fare; mestamente torniamo in camping animati dall’intenzione di ripetere il tentativo dopo qualche ora, di primo mattino, pensiamo che forse con meno gente in loco ed un'altro addetto...
La strada oggi ammonta a Km. 534 che sommati agli altri fanno un progressivo di 5323 compresi l’avanti ed indietro dal camping al Capo.
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