San Leo (RN) - Maggio 2015

San Leo (RN) - Maggio 2015

mercoledì 29 giugno 2011

Un Sabato ...


Un sabato trascorso assieme agli amici, cose semplici, genuine come è la ns. compagnia.

E’ Giovanna, la padrona di casa, che ci accoglie come sempre con maestria e non lesina di certo  prelibatezze fra le quali dei porcini fritti raccolti nel suo castagneto pochi minuti prima.



Una giornata che scorre dapprima davanti ad una cartina geografica della Scandinavia, poi a passeggio per il Monte delle Formiche sino all’omonimo Santuario già meta di un altro incontro indimenticabile …

Il tardo pomeriggio  condito di chiacchiere a ricordo delle gite in moto, delle sensazioni provate in una miscela di scherzi e tiri mancini a Giovanna, che da gentile e paziente Signora, mi perdona qualsiasi "intemperanza".

Una serata che mette in evidenza il buio del bosco rotto da molteplici e sfuggenti puntini luminosi; sono le lucciole che evocano ricordi d'infanzia in ognuno di noi e rendono unici i momenti vissuti in quel contesto.

La notte vola così come è volata la giornata ed il mattino successivo dobbiamo tornarcene presto a casa per impegni precedenti, non senza aver di nuovo passeggiato nel bosco alla ricerca di altri funghi; sembra purtroppo di aver rotto un incantesimo.

Non raccogliamo niente ma troviamo conferma ancora una volta che è bello avere degli Amici.


sabato 11 giugno 2011

Nordkapp nel ricordo di ... (prima parte)


Nordkapp, mercoledì 01 giugno 2011 ore 18:30; sono assieme a Paolo davanti al globo, simbolo del punto più settentrionale della ns. vecchia Europa.
Il desiderio di ogni motociclista; per me è la seconda volta e contrariamente a due anni fà il cielo è sereno, pochissime nuvole all’orizzonte, si preannuncia una serata magica, addirittura rara se non unica (eclissi parziale di sole).
Dovrei essere felice, dovrei avere la pelle d’oca, dovrei sentirmi appagato … sono invece malinconicamente “triste” o meglio, sento un sapore ambiguo.
Dolce, l’aver raggiunto il Capo ed avere azzeccato una serata di bel tempo assieme all’amico Paolo; amaro invece è il pensiero a Giorgio, un amico che non c’è più; o meglio il sentire la sua presenza dentro di me nella consapevolezza che non potrò godere delle sue impressioni, del suo sorriso, della sua compagnia fisica e non ultimo del suo amore per quel valore che ci ha fatto incontrare.
Abbiamo già immortalato le nostre persone sotto il globo, ci siamo già abbuffati di ricordi; sappiamo che vivremo una notte unica e siamo consapevoli della fortuna avuta in sorte ma ho da fare una cosa, importante a ricordo di Giorgio; a ricordo di un valore che sento forte in me.
Nella mia mente il desiderio è che anche Giorgio possa godere dello spettacolo che andrà in scena, ho infatti con me una sua immagine, la stessa che tengo attaccata all’interno del cruscotto della moto, la stessa che ricordo con più affetto e dolore.
Sotto il corrimano della balaustra di protezione della scogliera, il punto esatto ha coordinate  N 71° 10.270’ E 25° 46.996’ (m 303,7 s.l.m.) attacco la figurina.
Non avevo preannunciato niente a Paolo sino a pochi giorni prima, lui mi conosce e sa che per me è importante, approva, partecipa con raccoglimento e commozione; sentire condividere questo ricordo per me è toccante; non piango ma lo sforzo per trattenermi è notevole.
Del resto il viaggio, inconsapevolmente per me, è iniziato proprio con la sua tragedia.


Paolo tutti gli anni sale in Norvegia anche due volte di cui una è con la moto di sicuro e sempre nel periodo iniziale della stagione, fra maggio e giugno.

L’inverno è trascorso nel dolore sopra descritto, nella ricerca impossibile di una spiegazione e nel cercare di dare aiuto concreto e morale a Sandra, la moglie di Giorgio; si è vista cambiare l’esistenza in un batter di ciglio.
Nel ns. andare e tornare prima in ospedale a Siena, poi a Poggibonsi  confido più volte a mia moglie di avere un rammarico grande ovvero quello di non aver eseguito un lungo viaggio con Giorgio; questo il rimorso più grande e forse egoistico che ho.

Paolo intanto, probabilmente per distogliermi, inizia a parlarmi del suo progetto Norge 2011, in un primo momento non ho il desiderio di chissà che viaggio in moto per l’estate che arriverà, sono troppo preso, vivo un malessere condito di rabbia, dolore, impotenza.
Con il passare dei giorni, le condizioni di Sandra migliorano, almeno quelle fisiche ed in me si fa largo una idea.
Non ho mai pensato di poter eseguire un viaggio di parecchi giorni senza mia moglie ma stavolta proprio lei, che mi capisce come nessun altro, mi spinge a farmi avanti con Paolo.
Le chiedo se è consapevole di cosa possa significare stare lontani almeno 15 giorni e lei mi risponde: “Oscar, ne hai bisogno, per il tuo e per il ns. bene; parti con Paolo ed onora Giorgio, questo è quello che vuoi”.
Una domenica mattina di febbraio, al ritorno da una visita a Sandra chiedo a Paolo cosa ne pensa di avermi  eventualmente come compagno di viaggio; i suoi occhi cambiano espressione, si illuminano ed ho come la sensazione che in cuor suo sperasse della mia proposta.
Accetta di buon grado e si materializza anche per me l’idea del viaggio.
Ho timore reverenziale di comunicarlo a Sandra ma più avanti troverò il giusto modo e lei approva tutto; del resto cova un profondo amore per la moto ed i viaggi e comprende bene cosa significhi il richiamo del Nord.

Non vi racconto delle numerose mail di preparazione, dei tragitti pensati, delle mete prefissate … di tutta la bellissima fase che è la preparazione del viaggio, del calarsi ed immaginarsi in quel punto piuttosto che nell’altro; queste sono cose che conoscete bene e costituiscono le ns. aspettative, i ns. timori, le ns. ansie e le ns. certezze, il ns. modo di intendere la moto.

Mercoledì 25 maggio 2011 - Primo pomeriggio, dopo la mattinata al lavoro rientro a casa, Marinella mi aspetta assieme a ns. figlia, pranziamo in un clima tranquillo, scherziamo e mi rivolgo a Giulia chiedendo maturità e serietà in questi giorni che sarò assente; le chiedo di non aggravare oltre modo i pensieri di mamma che avrà immancabilmente con la mia assenza. Giulia ostenta sicurezza, è spavalda come tutti i ragazzi diciottenni ma cede di schianto nel momento in cui indosso il completo da motociclista, mi sento “colpevole” di lasciarla.
Marinella, come al solito, comprende la situazione e sdrammatizza con una battuta.
Gigi, l’amico a quattro zampe, invece non è per nulla consapevole e mi si para davanti con un giochino che gli lancio lontano; neanche il tempo di vedere dove cade l'oggetto che è di nuovo sotto i miei piedi con il gioco; lo stringo forte a me.
E’ il momento di partire, un abbraccio a Giulia, un bacio a Marinella per un arrivederci, un ultimo sguardo d’intesa a Giulia; poi esclamo “Fai il bravo” rivolto a Gigi e non vedo più  Marinella !
E’ corsa all’altro ingresso, quello pedonale che dà sulla strada principale ed agita la mano quando in sella alla moto passo davanti, un cenno di ulteriore saluto, una stretta al cuore e lo sguardo che non lascia lo specchietto retrovisore sinistro.
Sono le 15:35, inizia il viaggio con uno stato d’animo "scosso", speriamo bene dico fra me e me.
Devo solo arrivare a Bologna a casa di Paolo; abbiamo previsto la partenza l’indomani mattina.
Arrivo intorno alle 18:15 salendo per la E45, una giornata calda ma tutto sommato senza problemi di traffico, tengo una andatura tranquilla, eseguo un piccolo rabbocco di carburante prima di entrare in A14 per poter essere certo di arrivare all’indomani in Austria cercando di ottimizzare il rifornimento (benzina a più buon mercato).
Paolo mi aspetta e mi spalanca la porta del garage, ricoveriamo Titty vicino a Giovenca, che bello le ns. due moto cariche, vicine, pronte per partire.
Incontro Piero, il bellissimo nipotino di Paolo, che avevo già avuto il piacere di vedere ed intrattengo con lui dei giochi, sino anche un balletto che a lui piace tanto, come infatti sente della musica si mette a ballare; grazioso veramente.
La sera corre veloce e poco prima di cena arriva la notizia, inaspettata, della rinuncia, per motivi personali, al viaggio di Luca, infatti il programma era di essere in tre.
La cosa mi spiace e mi turba non poco.
Andiamo a letto presto, in quanto il giorno successivo ci siamo ripromessi di arrivare perlomeno ad Hannover.
Percorso 222 Km. Titty alla partenza indicava Km. 18882

Giovedì 26 Maggio 2011 – La sveglia è alle 4:00, veloce colazione, vestizione rituale ed alle 4:50, dopo esserci scattati una foto, partiamo.
Risaliamo l’A1 sino a Modena dove svoltiamo sul A22 del Brennero, la giornata è serena, luminosa; come previsto arriviamo in Austria e profittiamo del prezzo favorevole rispetto all’Italia per un bel pieno di carburante; percorriamo il Ponte Europa (€ 8,00 il pedaggio) ed in prossimità di Innsbruck svoltiamo ad ovest, infatti pensiamo di transitare per il Fernpass ed imboccare l’autostrada tedesca dalle parti di Fussen, dove inizia o meglio finisce il tracciato della A7.
La giornata prosegue in tranquillità ed il passo costante premia la percorrenza, 2 ore di marcia ed una sosta di 15 minuti dove sin profitta per l’eventuale rifornimento di carburante.
Da segnalare solo una coda di circa 3-4  Km. intorno a Fulda che sfiliamo lentamente profittando della gentilezza degli automobilisti che ci aprono un varco fra una colonna e l’altra.
Pur avendo una autonomia ragguardevole rifornisco sempre assieme a Paolo che, con la sua RT, ha necessità di più frequenti integrazioni di carburante.
Arriviamo oltre Hannover nel pieno rispetto a quanto prefissato, troviamo un albergo a Schwarmstedt, paese ordinato distante dall’A7 circa 5/6 Km. in direzione Ovest.
Ringhotel Bertram il nome dell’albergo, ha anche il garage ed è nettamente più economico di una  precedente struttura consultata e segnalata dallo Zumo.
Sistemazione, prime telefonate ai cari di casa e cena tipica tedesca; ci facciamo fuori del maiale arrosto con asparagi lessati e patate; naturalmente una ottima birra accompagna il cibo. (Siamo completamente all’oscuro dei problemi “batteriologici” in quella zona, Amburgo è solo 100 Km. più a nord).
Percorsi 1213 Km. che fanno 1435 parziali.

Venerdì 27 Maggio 2011 – Sappiamo ed abbiamo puntato un traghetto che parte da Hirtshal (DK) alle 18:15 e sbarca a Kristiansand (N) alle 20:30; è dalla FjordLine ed è una nave veloce.
Il viaggio non ha tappe prefissate in generale ma il trasferimento e gli orari dei traghetti devono essere ottimizzati  per poter sfruttare al massimo le poche giornate a disposizione.
Partiamo, dopo aver compiuto una colazione regale, alle 8:00 e risaliamo ancora la A7, il tempo non sembra confermarsi come il giorno precedente e nuvole minacciose iniziano a farsi davanti.
Arriviamo in scioltezza ad Amburgo il cui porto è una città di container; impressionante le quantità di merci che vengono stivate, trasportate, sbarcate e movimentate nel porto.
All’uscita del tunnel sotto al fiume Elba ecco il preannunciato temporale, violento ed improvviso; ci fermiamo per la vestizione da antipioggia sotto un cavalcavia e solo il vapore acqueo sollevato dai camion se non facciamo presto ci bagna ben bene.
Non toglieremo più l’antipioggia per  tutto il tragitto sino al porto di Hirtshal; risalendo la Danimarca oltre la pioggia troviamo anche il vento laterale, non forte ma fastidioso.
All’imbarco, inaspettatamente, troviamo il sole; arriviamo alle 17:30 circa, andiamo subito a comprare gli economici biglietti (€ 37,00 una moto ed una persona) ed aspettiamo l’imbarco.
Nel piazzale conosciamo un motociclista tedesco diretto a Nordkapp, viaggia su una R75 vecchia e stracarica di bagagli, simpaticamente lo invitiamo per una foto e comunichiamo gli indirizzi dei ns. spazi web per la visione dei ns. report.
La traversata è tranquilla, la nave viaggia veloce, curioso accendo lo Zumo, 68 km/h sono indicati nel rilevatore dei velocità.
La nave non è a livello della Color Line ma è accettabile ed il rapporto qualità-prezzo la pone decisamente come un’ottima alternativa anche perchè si arriva in Norvegia con 1 ora in meno.
Operazione di imbarco impeccabili, ragazzi gentili che porgono le cinte ed un responsabile che passa in rassegna le legature intervenendo dove ritiene utile stringere e/o fissare meglio.
Lo sbarco puntuale avviene con il cielo sereno alle 20:15.
Dal traghetto prenotiamo un campeggio ad una quarantina di Km. a nord di Kristiansand; è in loc. Kile, poco prima di Evje.
Appena lasciata la zona portuale della cittadina seguiamo le indicazioni per la RV9 ed ancora all’interno del centro abitato, subito dopo una curva  a sinistra, vedo a lato strada sulla destra un poliziotto che armeggia degli strumenti a terra; sono rilevatori di velocità, rallento in quanto ero sopra ai 50 Km/h, non molto ma sicuramente sopra al limite, proseguo e dopo due curve immancabilmente un furgoncino e due auto della polizia sono circondate da 6/7 poliziotti, mi vedono e mi guardano da lontano, immagino già la paletta rossa davanti e gioco di anticipo, alzo la mano sinistra e saluto, le loro facce sorprese seguono il mio andare e non ricevo alcun segno di fermata, anzi mi pare di scorgere un poliziotto ricambiare il saluto (Politi la scritta sulle auto grigio chiaro con banda verde).
Paolo che mi segue a 50/60 metri viene inveca fermato da un poliziotto ma un altro, probabilmente più alto di grado, gli dice di ripartire.
Mah pochi Km. e già un posto di controllo velocità composto da 7/8 poliziotti, cominciamo bene penso fra me e me.
Risaliamo sino a Kile e troviamo subito il camping fissato poche ore prima, è il Bornes ed è ubicato sul lato destro della strada che sale sino ad Haukeli.
L’esercente ci sembra ubriaco, non fa altro che ridere, così come gli altri 2 compari che troviamo alla reception con lui; ci assegna una Hytter sprovvista dei servizi che sono comunque vicini, sono le 21:30, avevamo mangiato sul traghetto e quindi ci sistemiamo all’interno, doccia e nanna.
Solo neanche 40 ore prima eravamo a Bologna ed ora in Norvegia.
Km. percorsi odierni 668 che fanno salire la percorrenza parziale a 2103.

Sabato 28 Maggio 2011 – E’ il ns. primo giorno intero in Norvegia, non abbiamo dormito molto ed alle 5:30 siamo ambedue svegli pronti per iniziare la giornata. Il tempo non è molto promettente dove siamo diretti, le nuvole nascondono il cielo azzurro trovato la sera prima.
Sperimentiamo subito la cucina con la preparazione di un latte caldo con cioccolato per Paolo; per me invece assieme a del buon caffè italiano che avevo portato con la moka.
Muoviamo verso nord risalendo la RV9, bellissima e già conosciuta da me due anni prima in quanto percorsa a scendere con Marinella.
In atto nella regione c’è una gara ciclistica di gran fondo e numerosi sono i ciclisti e le auto dell’assistenza che superiamo in scioltezza.
All’interno dell’abitato di Evje, dopo pochi Km. dalla partenza ci costringono ad una deviazione  a sinistra che ci fa percorrere una stradina molto carina seppur stretta che risale parallela alla principale lungo un laghetto.
Sulla RV9 piccole località con annesse stazioni sciistiche compaiono lungo il tracciato e sino ad Haukeligrend tutto fila liscio.
Profittiamo per il primo rifornimento e ripartiamo subito dirigendoci verso Ovest, Odda è la destinazione scelta per il primo prelievo bancomat ed i primi rifornimenti viveri per la cena, dobbiamo pensare anche alla spesa del giorno dopo in quanto sarà domenica ed i negozi saranno chiusi.
Il tempo, come preannunciato, lungo la E134 peggiora ed inizia dapprima a piovere poi saliti in quota la pioggia diventa nevischio, siamo costretti ad una sosta forzata per indossare le antipioggia e ne profittiamo per un primo bicchierone di caffè locale (tipo americano).
Altra sosta doverosa è alle cascate di Latefoss, poi raggiungiamo Odda e dopo aver compiuto quanto prima deciso riprendiamo la strada svoltando sulla 550 per raggiungere il primo traghetto che da Utne ci sbarca a Kvanndal (100 Nok equivalenti a circa € 12.50).
Piccolo tratto della RV7 in direzione Nord-Est e via tramite la RV13 verso Voss che raggiungiamo sotto un bell'acquazzone che tuttavia non ci impedisce di ammirare un’altra caratteristica cascata posta a margine della strada ed immortalata con la mia amata Lumix.
A Voss dobbiamo prendere una prima decisione sul percorso a salire: Est in direzione Flam e poi su verso il passo montano o in alternativa il famoso tunnel da 24,5 Km. oppure ancora a Nord.
Consideriamo che le precipitazioni potrebbero aver reso impraticabile la strada montana e che il tunnel non è il massimo delle ns. aspettative stradali norvegesi; scegliamo la seconda opzione e continuiamo per la E16 ed ancora tramite la RV13 sino al secondo traghetto a Vangsnes.
Non abbiamo intenzione di salire per la bellissima 55, la conosciamo ed allora preferiamo spostarci verso Stryn, traghettiamo quindi tutto ad Ovest per Dragsvik (100 Nok), continuiamo quindi a salire sempre per la RV13 alla cui fine svoltiamo a destra in loc. Moskong sulla RV5 ovvero E39.
Il pomeriggio fila via veloce e giungono così le 19:30, siamo a Byrkjelo e troviamo un campeggio a Reed, località posta più ad Ovest di circa 3 km.
Arriviamo poco dopo e ci sistemiamo in una Hytter lungo un laghetto, l’esercente ci chiede 700 Nok ma riesco dopo una veloce trattativa a sborsarne 600.
La serata scorre velocissima e fra le telefonate ai ns. cari, la sistemazione nella casetta di legno, la preparazione della cena, il lavaggio stoviglie e non ultimo la meritata doccia ci corichiamo a mezzanotte inoltrata; occorre decidere l’ora della sveglia; ci accordiamo per le 5:00.
Percorsi 558 Km. quasi interamente sotto l’acqua e con due traghettamenti, il parziale sale a 2661.

Domenica 29 Maggio 2011 – Non siamo tipi da grandi dormite e difatti la sveglia non suona affatto, ci alziamo ambedue mezz’ora prima; per la precisione mi sveglio prima io e chiamo Paolo che approva suo malgrado, del resto abbiamo intenzione di fare un bel giro in solo 14-15 giorni e dobbiamo ottimizzare i tempi, inoltre è inutile fingere, in viaggio preferisco essere me stesso in modo da non spiazzare il compagno/amico di avventure; lui lo sa, ero stato molto esuasivo sulle mie abitudini e lui lo stesso con me; inoltre ormai ci conosciamo abbastanza bene.
Alle 7:00, dopo aver eseguito tutte le ns. operazioni con comodità siamo in strada, il tempo sembra migliore e continuiamo la ns. ascesa verso Stryn lungo la bella strada 60; l’intenzione dichiarata è quella di arrivare al Geiranger dal mare traghettando da Hellesylt oppure in caso di maltempo tagliare via tutto ed arrivare sino a Stranda, dove con un piccolo traghettino avremmo potuto raggiungere la mitica strada 63 delle aquile, la famosissima “Trollstigen” anch’essa comunque già percorsa.
Niente di tutto questo; a Stryn ci siamo guardati durante un rifornimento e scorgendo le alture in direzione Lom, imbocchiamo la RV15 con la speranza che la strada 258 sia aperta al traffico. Niente da fare la strada è aperta solo per i primi 2 Km sino ad un ristorante, dobbiamo tornarcene mestamente indietro ma Paolo ha in serbo una sorpresa per me che mi rende felicissimo.
Sfiliamo veloci sino a Lom dove proseguiamo sempre sulla 15 sino a Vagamo, non prima però di aver fatto una visita alla stupenda chiesa in legno della cittadina, credo sia la più antica di tutta la Norvegia.
Entriamo nel centro abitato di Vagamo e alla seconda rotatoria davanti all’albergo prendiamo una strada sconosciuta ai più ma non a Paolo; si tratta di una 30 di Km. di sterrato che congiungono la vallata a quella parallela solcata dal fiume Rauma e percorsa dalla E136.
Titty si trova a suo agio nel facile sterrato e mi diverto come un matto, avanti ed indietro, su e giù mentre Paolo con la RT ha un’andatura di attenzione.
All’inizio ed alla fine ci sono delle sbarre, basta avvicinarsi che automaticamente si aprono da sole e lo scenario è veramente incantato, il cielo inizia a rasserenarsi, il fondo non è ne asciutto, ne bagnato, insomma perfetto per le accelerate sulla manetta dopo aver disinserito il controllo di trazione.
Raggiungiamo così velocemente Dombas e ci fermiamo per l’acquisto di qualche statuetta di Trolls promesse ai cari di casa in un grande negozio di souvenir.
Saliamo ancora verso Nord lungo la E6, sotto un bel cielo sereno ma sopra la caotica Trondheim, centriamo in pieno un temporale a Sparbu, è condito da raffiche di vento laterale; transitiamo a Namskogan, dove Paolo esegue il rito della foto sotto un cartello indicante distanze di alcune città e ci fermiamo per la notte a Svenningdal alle 20:00 dopo aver percorso 796 Km. che portano il parziale a 3457. Niente sconto stasera, il titolare del camping è irremovibile 500 Nok.

Lunedì 30 maggio 2011 - Stesso orario della sveglia ma stavolta partiamo leggermente prima, la giornata in moto infatti inizia alle 6:50; continuiamo a salire per la E6, del resto tranne la RV17 da percorrere solo con il bel tempo (numerosi traghetti che ne ampliano i tempi di percorrenza) non abbiamo altre alternative per le ns. mete prefissate.
L’inizio della giornata è fantastico, un bel sole e temperatura gradevole sui 9-10°C, il tempo salendo a nord diventa variabile ed il cielo si vela di un sottile strato di nuvole che ogni tanto si diradano facendoci scorgere l’azzurro prorompente del cielo.
Raggiungiamo l’altopiano dove la strada incrocia il circolo polare  alla temperatura di 3°C ma si stà bene e sembra più caldo di quanto in effetti non sia.
Foto di rito, una capatina al negozio souvenir, una cioccolata calda con muffy gustato all’interno del bar e via di nuovo verso Nord.
Conosciamo un motociclista italiano di origini marchigiane, abita in Olanda ed assieme ad altri costituisce un gruppo facente parte un viaggio organizzato, lo incontreremo più volte nella giornata, del resto fanno la stessa ns. strada.
Durante l’attesa al traghetto di Bognes lunga la E6 che sbarca a Skardberget siamo raggiunti da gli olandesi che viaggiano a gruppetti di 4/5 moto.
Arriviamo a Narvik che oltrepassiamo con clima sempre incerto e percorriamo un altro centinaio di Km. prima di fermarci al Buktamo Kro; in realtà come attività principale è una caffetteria-ristorante posta nell’ononima località ma ha anche delle Hytter complete di servizi che affitta al prezzo di 600 Nok. Oggi abbiamo percorso 691 Km. che ampliamo il nostro parziale a 4138.
I ns. cari ci avvertono telefonicamente del problema batteriologico riscontrato in Germania e ci consigliano di non mangiare assolutamente frutta e verdura; rinunciamo così alle banane che quotidianamente saziavano la ns. fame di metà giornata, erano tuttavia ben accompagnate da pane, formaggio e/o affettato.

Martedì 31 Maggio 2011 – Arrivano le prime due mete del viaggio, pensate durante la preparazione, la prima è l’isola di Senja posta a nord delle Lofoten, la posizione della sistemazione notturna è eccellente, siamo infatti all’incrocio della E6 con la strada 86 che percorriamo tutta sino all’ultimo paesino, Gryllefjord; il cielo ci consente delle spettacolari viste della costa sul mare ed a tratti sembra di essere alle Lofoten. Torniamo indietro e proseguiamo per la E6 sino a raggiungere l’incrocio con la E8 che ci conduce a Tromso.
A Nord-Ovest della città c’è una zona che durante la seconda guerra mondiale ha visto il succedersi di fatti che abbiamo letto su un libro segnalato da Luca, il nostro amico che per motivi personali non è potuto partire assieme a noi, il titolo è:

L’uomo del Toftefjord

  “A marzo nel Nord della Norvegia la terra è ancora ghiacciata ed il giorno non si distingue dalla notte - tranne che per poche ore. E' qui che si svolge un’avventura drammatica, una pagina vera della storia. Nel marzo del 1943 un peschereccio è salpato dalle isole Shetland diretto verso la Norvegia occupata dai tedeschi. Dodici uomini a bordo. Quattro sono soldati addestrati alla guerriglia. Intento immediato: organizzare un'azione di resistenza contro gli invasori. Programma per l'anno seguente: attaccare un aeroporto militare tedesco. Per questo il peschereccio trasporta armi e materiale esplosivo.
   Qualcosa va male. Qualcuno da terra tradisce. Il peschereccio viene fatto saltare in aria dai tedeschi. Soltanto un soldato sopravvive, Jan Baalsrud.
   I ricordi di Baalsrud erano confusi e solo anni più tardi altri testimoni lo aiutarono a ricostruire questa vicenda incredibile di coraggio e solidarietà. Jan Baalsrud era scampato ai fucili dei tedeschi arrampicandosi sui monti, tra i boschi, continuando a camminare per non morire congelato. Era riuscito ad arrivare in un villaggio dove dei contadini lo avevano nascosto. Il suo corpo era già in condizioni disperate, estremità congelate, temporaneamente accecato dal bagliore della neve e del ghiaccio.
   Eppure avrebbe resistito ad un trasporto in una barella improvvisata su per un crinale di roccia, fino ad un altopiano spazzato dai venti, e lì sarebbe rimasto per tre settimane, sepolto in una specie di tomba di neve, in attesa dei lapponi che erano gli unici in grado di portarlo al di là del confine con la Svezia. Era già la fine di maggio quando Baalsrud fu ricoverato in un ospedale svedese. Salvo, ma gli ci vollero tre mesi per riprendersi. Noi che leggiamo questa storia, più di mezzo secolo dopo, pensiamo "incredibile" - incredibile la forza di carattere, l' attaccamento alla vita (tremendo quando Baalsrud si amputa da solo le dita dei piedi, con un coltello, per fermare la cancrena), la generosità dei soccorritori - e pensiamo anche che sono proprio queste qualità che trasformano una spedizione fallita in una vittoria sul piano personale contro il nemico. Se oggi siamo liberi forse lo dobbiamo a uomini come Jan Baalsrud”.

Proseguiamo quindi, superata la caotica cittadina verso Ovest sino a raggiungere Mikkelvik dove un traghettino, purtroppo con corse limitate durante la giornata, ci avrebbe portato sino a Brommes e da lì avremmo potuto camminare a piedi sino a raggiungere il fiordo teatro del sanguinoso sbarco dei partigiani norvegesi narrato nel libro.
Purtroppo occorreva aspettare oltre 2 ore per la partenza e non avremmo avuto la possibilità di vedere il fiordo in quanto il traghettino sarebbe tornato a Mikkelvik solo dopo un ora.
Decidiamo quindi di accontentarci del bel panorama verso il mare e retrocediamo ripercorrendo la strada già fatta sino a NordKjosbotn; continuiamo risalire la E6 sino a Skibton dove ci fermiamo al Olderelv Camping; la gestrice ci concede una Hytter senza servizi (quelli comuni erano distanti 10 metri) al prezzo di 500 Nok contro le 775 richieste inizialmente; stavolta la trattativa ha avuto un buon esito, abbiamo risparmiato l’equivalente di circa € 30.
Il camping è molto attrezzato ed ordinato, sembra un camping svedese, forse il più bello sinora incontrato. La sera decidiamo su come organizzarci per il giorno dopo; sappiamo benissimo che arriveremo alla terza delle quattro mete prefissate ovvero Nordkapp.
Intrattengo un lungo colloquio tramite Skype con mia moglie che mi notizia sulle previsioni meteo per Nordkapp, è previsto cielo sereno dalle ore 20:00 in avanti del giorno dopo.
Prima di addormentarmi mi assale un senso di felicità in quanto la speranza di vedere Nordkapp con il sole stà diventando quasi una certezza; infatti due anni addietro, assieme a mia moglie, trovammo un cielo nuvoloso e dei panorami ricordavo solo le immagini delle cartoline.
I km. percorsi oggi sono 651 e portano il parziale dall’inizio del viaggio a 4789.

Mercoledì 01 Giugno 2011 – Rispettiamo fedelmente il programma concordato; partiamo alle 7:20 con all’orizzonte un cielo quasi sereno, è presente l’arcobaleno, difatti è piovuto molto durante la notte e solo ora di primo mattino inizia a rasserenarsi. Continuo ad indossare comunque i pantaloni antipioggia per non sporcarmi quelli del completo con gli schizzi dei mezzi pesanti.
Risalendo verso Nord usciamo dalla E6 ad una estremità del fiordo di Lyngen e ci dirigiamo verso l’interno fra i monti, percorriamo una stradina secondaria che penetra una piccola vallata posta fra la catena montuosa delle Alpi di Lyngen; da quà Baalsrud sfuggi ai nazisti per rifugiarsi nella neutrale Svezia grazie all’aiuto dei Sami e delle genti del luogo; pensiamo alle sue sofferenze e vediamo con gli occhi gli scenari teatro delle vicende lette sul libro sopra segnalato.
Riprendiamo la E6 e raggiungiamo Gildetun, località cara e rituale per Paolo, posiamo per delle belle foto e profittiamo per una sosta colazione anch’essa composta dall'immancabile cioccolata calda e muffy.
Risaliamo tutto l’altopiano dopo Alta ed il loc. Skaidi riempiamo i serbatoi delle nostra moto, prefigurando prezzi dei carburanti più elevati sull’isola di Mageroy.
L’altopiano è unico, consente andature veloci in quanto la vegetazione è bassa, rada e c'è molta visuale con il cielo sereno, poco vento, insomma trasformiamo i limiti norvegesi in miglia/h con il rischio di ritiro della patente "Ma chi vuoi che troviamo quassù ?" Pensiamo.
Eccoci ben presto lungo la E69 in direzione Nordkapp, il cielo come anticipato è sereno e solo qualche addensamento sottile e velato compare all’orizzonte.
Ci avviciniamo sempre più alla meta ed arriviamo a Skarsvag dove alloggiamo al Kirkepoten Camping.
Sono già stato in questo camping ed inizio una trattativa per abbassare la sproporzionata richiesta iniziale di un ragazzo addetto alla reception di 750 Nok; è spagnolo e capisce discretamente l’italiano, non si sposta ed allora gli dico che andremo a quello precedente che con 500 Nok ci dava una bella Hytter completa di servizi.
Niente da fare non si sposta; gioco il tutto per tutto e simulo la mia uscita dal locale; interviene la proprietaria che cede subito a 500 Nok (per la cronaca era tutta una balla, volevo la Hytter 15 perchè era spaziosa, bella e mi ricordava il mio precedente viaggio a Nordkapp). Le chiedo se si ricordava di me in quanto il giorno di permanenza di due anni prima suo marito mi ricoverò la moto all’interno del suo garage causa vento fortissimo; allora mi chiede il nome e nel computer compaiono tutti i miei dati; si compiace la signora e capisco che ne è felice.
Ci sistemiamo alla n. 15 e saliamo subito al Capo, sono le 17:30.
Percorro la strada a salire in uno stato di profonda emotività, non credo quasi ai miei occhi e si impadronisce di me il desiderio di avere con me Marinella.
Dopo aver onorato il ricordo di Giorgio torniamo al camping per la meritata cena, doccia, telefonate a Marinella ed a Sandra con le quali confermo l’ottima situazione del cielo, passeggiata in paese per trascorrere qualche minuto in attesa di risalire di nuovo al Capo ed alle 22:30 siamo ancora davanti al globo.
Il mappamondo è un brulicare di persone (6-7 autobus di orientali e tantissimi camper), preferiamo aspettare fuori della mischia e godiamo della proiezione del filmato al piano interrato del Nordkapp Center, suggestivo e ben realizzato con gran prevalenza alla stagione invernale che è quella naturalmente meno ammirata dai turisti.
Durante il pomeriggio la proprietaria del camping  ci aveva informati che la sera, poco prima di mezzanotte, era visibile una eclissi parziale di sole e che lo spettacolo sarebbe stato fantastico.
Che fortuna penso fra me e me e difatti intorno alle 23:30 da una posizione defilata a sinistra del globo scorgo dei cineoperatori professionisti con apparecchiature di notevole consistenza. Mi avvicino agli operatori e dalla parete laterale di una cinepresa gigantesca vedo perfettamente il sole coperto parzialmente dalla luna, chiedo il permesso di fotografare, mi viene concesso.
Ma devo fare anche io qualcosa per immortalare quei momenti.
Punto la mia Lumix verso il solito panorama ma ottengo solo un bagliore del sole ed il mappamondo in controluce.
Non  mi do per vinto e punto con il piccolo zoom che ha in dotazione la Lumix il sole, scatto solo tre foto, il bagliore è fortissimo ed ho paura che la mia vista venga rovinata.
Complice una nuvola che scherma ed attenua l’intensità della luce riesco a immortalare lo spettacolo naturale dell’eclissi; che fortuna che ho avuto.
Purtroppo però occorre pagare un prezzo e la velatura si fa più consistente sino a nascondere alla vista diretta il sole per circa una cinquantina di minuti a cavallo di mezzanotte, pazienza, sono contento e felice lo stesso.
Lo stesso credo che valga per Paolo, ho preferito non chiederlo ma l’ho visto raggiante.
Anche Giorgio “vede” al riparo sotto la balaustra lo spettacolo e questo pensiero mi accompagnerà per tutta la notte che non mi fa prender mai sonno, una veglia continua a pensare.
Solo una cosa mi manca, la foto con la moto sotto al mappamondo; già da qualche anno non è possibile e cerco di avere il permesso ma il ragazzo della security è irremovibile, insisto ma niente da fare; mestamente torniamo in camping animati dall’intenzione di ripetere il tentativo dopo qualche ora, di primo mattino, pensiamo che forse con meno gente in loco ed un'altro addetto...
La strada oggi ammonta a Km. 534 che sommati agli altri fanno un progressivo di 5323 compresi l’avanti ed indietro dal camping al Capo.

Nordkapp nel ricordo di ... (seconda parte)


Giovedì 02 Giugno 2011 - Alle 7:30 ci ripresentiamo al casotto di ingresso, il ragazzo della sera precedente è sempre lì con mio grosso disappunto, speravo in un cambio turno; ci fa cenno di entrare al parcheggio avendoci riconosciuti.
Mi fermo davanti a lui e raccolgo le mani in segno di preghiera; chiedo ancora una volta di poter entrare dalla corsia degli autobus e quindi sotto al globo per qualche scatto fotografico.
Mi dice in inglese che posso andare ma che se mi ferma qualcuno lui non sa niente.
Non lo faccio ripetere due volte, con garbo conduco Titty; Paolo la sua Giovenca, sotto al mappamondo e vai di foto.
Poca gente al mattino, solo un gruppetto di anziani turisti tedeschi che mi fanno scattare parecchie foto, temo che possa arrivare qualcuno e mandarmi via in malo modo.
Non arriva nessuno ed ho tutto il tempo per gustarmi questa soddisfazione.
Prima di partire per continuare il ns. viaggio il pensiero và a Giorgio, rivolgo lo sguardo dove abbiamo allocato la figurina che lo ritrae, accenno qualche passo per andare verso lui ma sento un richiamo forte provenire dalla mia moto; è lui, è Giorgio, è già in sella, è già pronto a seguirmi ovunque andrò, è sempre presente assieme al mio destino perché lui conosce già tutta la mia storia.
Un ultimo sguardo alla balaustra, alzo la mano in segno di saluto e via scendiamo a Gjesvaer, un minuscolo e grazioso paesino posto ad Ovest di Nordkapp; il cielo è sempre sereno e la temperatura è ottimale.
Siamo stati veramente fortunati ad azzeccare due giorni di bel tempo; è mancato il sole pieno a mezzanotte ma siamo soddisfatti, l’eclissi e la foto sotto al globo forse vale di più dello stesso sole di mezzanotte, del resto alle 0:26 lo abbiamo visto benissimo già in fase ascensionale all’orizzonte.
Oggi il programma prevede se possibile il raggiungimento della quarta ed ultima meta del viaggio, Batsfjord, cittadina ubicata ad Est nella penisola composta dall’altopiano del Varangerhalvoya.
Anche durate l’altro mio viaggio a Nordkapp avevo inserito una località della Lapponia posta ad Est della Nazione; è una zona poco abitata dove la cultura Sami conserva ancora ben radicate le sue origini; pur essendo oggi un popolo stanziale conserva ancora la cultura nomade e soventi sono roulotte parcheggiate vicino le basse abitazioni in legno sparse quà e là che formano villaggi fantasma nell’immensa distesa che percorriamo sulla via del ritorno.
La zona può considerarsi entro limiti che vanno da Lakselv ad Ovest e sconfinano in Russia ad Est a Sud invece è il circolo polare artico che delimita la regione la cui “capitale” può considerarsi Kiruna in Svezia. In realtà i confini delle Nazioni sono ben segnalati ma il paesaggio e la presenza del popolo Sami non fa intendere ordinamenti diversi anzi sembra di attraversare uno Stato a se stante.
Devo ai consigli di Paolo, profondo conoscitore della Norvegia e Scandinavia in genere, la mia attrazione per questa regione, due anni addietro arrivai sino a Grense Jakobselv all’estremo oriente della Norvegia (Est di Kirkenes) proprio al confine con la Russia.
La regione appare inospitale e si avverte subito quel fascino di avventura che trasmette ad esempio la strada 98 che percorriamo solo con una pausa ad Ifjord per uno spuntino costituito da un caffè e un gelato.
Parte del tracciato è in ricostruzione e il divertimento sullo sterrato è inaspettato; per me è doppia la soddisfazione.
Si percorrono anche 120 Km. di nulla ovvero non si incontra nessuno, almeno pare ed il fascino dell’avventura pur in un luogo civile è avvertibile.
Arriviamo a Tana Bru dove un ponte fa da crocevia per direzioni diverse; ci assicuriamo una Hytter spartana al locale campeggio ottenendo uno sconto di 150 Nok, ne paghiamo infatti 400 invece delle 550 richieste.
Prendiamo la chiave e proseguiamo per la ns. ultima meta prefissata: Batsfjord.
Svoltiamo a sinistra dopo il ponte e percorriamo la strada 890 e successivamente, dopo lo svincolo per Berlevag, la 891.
Il primo tratto, stimato in una quarantina di Km, costeggia un fiume ed è in pianura; poi si sale e si percorre un altopiano a circa 300 metri di altezza sul livello del mare; è freddo (2,5°C) e la presenza di neve e laghetti ancora ghiacciati fa capire quello che può essere l’inverno quassù.
Arriviamo a Batsfjord alle 17:00; è un piccolo paesino che si affaccia sul Mar Glaciale Artico; costituisce comunque uno sbarco del traghetto postale norvegese, l’Hurtigruten che tutti i giorni parte da Bergen ed arriva sino a Kirkenes risalendo tutta la costa lungo l’Oceano Atlantico; 8 i giorni necessari per il tragitto di andata e tutti i giorni una nave diversa fa scalo in porti prefissati per il trasporto di merci e passeggeri. Si può addirittura caricare l’auto e/o il camion e viaggiare di notte.
Il paese è adagiato alla fine di un fiordo brullo e senza vegetazione; è il punto della ns. virata, da questo momento praticamente inizia il viaggio di ritorno.
Riscendiamo l’altopiano ed arriviamo di nuovo a Tana Bru durante il rifornimento carburante lancio l’idea di lavare le moto, infatti la strada 98 in ricostruzione presentava uno sterrato composto da risina fine, era infatti l’ultimo trattamento prima della bitumatura e le moto erano talmente sudice che ci si sporcava solo a guardarle, figuriamoci a muoversi sopra.
Dietro alla stazione dei carburanti troviamo un locale appositamente organizzato per il lavaggio delle autovetture, c’è anche uno schizzo di acqua fredda, funziona con una moneta da 20 Nok, profittiamo e grazie alla gentilezza di un abitante del posto che ci impartisce istruzioni gestuali molto precise sul funzionamento, diamo una pulita alla meglio alle moto.
Ci sistemiamo sotto una pioggerellina fina ed incessante nella Hytter alle 19:30 dopo una tappa di 677 Km. il progressivo arriva a 6000 Km. precisi.

Venerdì 03 Giugno 2011 - La tappa prevede la traversata verso Sud di tutta la regione dei Sami, partiamo come di consueto presto ed alle 7:40 siamo già in moto diretti a Karasjok, piove dalla sera una pioggerellina fastidiosa, sarà così per i primi 60 Km. della E6 che corrono parallelamente ad un fiume poco profondo (scorgo dei pescatori al centro dello stesso in piedi con l’acqua alle ginocchia) ma è di notevole larghezza.
Il cielo cambia in meglio, smette infatti di piovere e la variabilità farà compagnia per tutta la giornata con sprazzi di azzurro che rincuorano i ns. animi.
A Karasjok lasciamo la strada principale norvegese che percorre la Nazione da cima a fondo (E6) e svoltiamo a sinistra sulla 93 per raggiungere Kautokeino.
Le segnalazioni stradali hanno la doppia lingua, Norvegesi in questo caso e Lappone; la strada somiglia molto alla 98, la differenza è che non sale in quota ma scorre piatta nella immensa regione costituita da alberature alte 3-4 metri al massimo che hanno del rado fogliame solo nella parte terminale della chioma.
Nella cittadina ci fermiamo per la spesa necessaria alla giornata e proseguiamo a Sud dove attraversiamo un piccolo tratto di Finlandia ed entriamo in Svezia a Karesuando.
Quà inizia la E45 esattamente la strada che da noi è conosciuta come Orte-Ravenna, attraversa tutta la Germania sotto altro nome, la Danimarca e la Svezia per terminare proprio a Karesuando.
La vegetazione si fa più alta e fitta e compaiono le prime alberature di abete che diverranno sempre più fitte , rigogliose e di altezza cospicua scendendo verso Sud.
Svappavaara, Gallivare, Malmberget e Jokkmokk le prime cittadine svedesi che traversiamo; ci fermiamo in quest’ultima posta poco sopra al circolo polare artico.
Qui in Svezia contrariamente alla Norvegia e Finlandia tale posizione almeno sulla E45 non è affatto segnalata e non esistono edifici commerciali atti alla vendita di souvenir e quant’altro, si attraversa il circolo senza neanche accorgersi di averlo fatto (così infatti sarà la mattina seguente).
Il campeggio è di elevato livello come tutti quelli svedesi, organizzato, pulito e con strutture ben fatte e ricche di ogni tipo di comfort.
Prendiamo una grande Hytter con camere separate e servizi al prezzo di 695 Sek (corrispondenti a circa € 70,00). La giornata iniziata con pioggia termina con un bel sole e con temperatura gradevole (11°C). A margine del camping un laghetto specchia un cielo bellissimo per composizione di nuvole dalle forme strane e dai colori che rapiscono lo sguardo che rimane forzatamente in contemplazione.
Passeggio dopo la cena e scatto qualche foto pensando alla via del ritorno contando le possibilità di rivedere la mia famiglia prima di quanto programmato, mi manca tanto la loro presenza e sento che senza di loro, pur in un contesto di serenità e tranquillità che non ha uguali, non posso stare.
Cresce in me la malinconia per le certezze che ho nella mia vita; mi mancano terribilmente soprattutto la sera quando si tirano le somme della giornata; sarà dura superare i giorni a venire ma in mio aiuto viene la consapevolezza che ogni giorno necessario per il ritorno sarà uno in meno sulla distanza dell’abbraccio a mia moglie e mia figlia e questo mi consola.
Non nascondo che realizzo soventemente l’essere in compagnia di un caro amico e questo mi è di notevole aiuto.
Percorsi 775 Km. il progressivo segnala 6775 dalla partenza.

Sabato 04 Giugno 2011 – Piena foresta svedese a sud di Jokkmok, ad una settantina di Km. da Arvidsjaur; siamo in sella da circa un’ora, abbiamo concordato di non superare i 100 Km/h, la regione brulica di renne, quasi tutte con il manto bianco che si sta sfilacciando per far posto al pelo più marroncino tipico della stagione estiva; probabilmente la neve è stata presente per molto più tempo del solito e gli animali non hanno ancora completato la muta.
Paolo contrariamente al solito è davanti; penso mentre lo seguo che c’è la possibilità di avvistare delle alci, due anni addietro nella stessa regione, seppur più a sud (Lycksele), ne avvistai appunto per ben due volte, il desiderio e la speranza si fanno largo.
Vorrei superarlo ma preferisco non essere “scortese” allora lo lascio andare rallentando ulteriormente con l’intenzione di interporre fra lui e me almeno 2-3 Km. proseguo tranquillo ma niente alci. Piano piano lo raggiungo perché lui nel frattempo ha rallentato non vedendomi negli specchietti; procediamo ad una distanza di una cinquantina di metri l’uno dall’altro sugli 80 Km/h. quando all’improvviso compaiono a destra sotto la scarpata della sede stradale l’ennesimo gruppetto di renne, ne vedo bene 2 che attraversano la strada velocemente, Paolo rallenta ma non frena e prosegue, all’improvviso ne vedo una terza più piccola che corre verso la scarpata, sale la stessa: “Paolo frena, frena” esclamo; niente da fare lui non la può vedere è ormai troppo a ridosso, per un attimo penso che forse mi tradisce la profondità di campo; avevo invece avuto purtroppo la sensazione giusta, la renna appena entra in strada viene proiettata prima leggermente in alto poi gira su se stessa come un birillo per varie volte sino a fermarsi a mezza costa nell’opposta scarpata.
La RT non ha la benché minima sbandata, del resto la renna è stata sbattuta via dalla collisione e non investita; vedo benissimo Paolo fermarsi piano, nel frattempo la preoccupazione lascia posto alla commiserazione per l’animale; Paolo scende dalla moto e mi appare naturale nei movimenti, lo vedo bene ed allora mi fermo all’altezza del punto di impatto.
Scendo dalla moto, attraverso la strada deserta e la renna, una femmina giovane che ha seguito l’istinto di correre in direzione della due compagne più grandi, è esamine, alza lievemente una zampa e la testa per voler sfuggire da me ma ha la pancia sventrata e tutte le interiora fuoriuscite, morirà in pochi secondi.
Scatto una foto al povero animale e mi accorgo di un pezzo di plastica della moto sulla strada, raggiungo Paolo e cerco di tranquillizzarlo, non è necessario, lui stà bene, mi dice di aver sentito un colpo e visto solo una nuvola di pelo che lo ha invaso.
L’RT riporta meccanicamente solo il radiatore affondato ma fortunatamente non forato, plastiche delle fiancate, parafango e becco rotto, plastica del cruscotto interno anch’essa spaccata.
Un’occhiata su come poter intervenire e la scelta unica è il nastro americano, fascio la moto in modo che le plastiche stiano ben a contatto e non sventolino durante la marcia, parlo con Paolo, gli chiedo se tutto và bene, mi rassicura ancora una volta che stà bene e che in tutti questi anni di Scandinavia mai gli era capitata una cosa del genere considerando anche che eravamo in pieno giorno con il sole e su un rettilineo.
Passa mezz’ora dal momento dell’incidente al momento della ns. ripartenza, non transita nessuno.
Concludiamo che la ruota anteriore dell’RT è entrata sotto la pancia della renna mentre la plastica del piccolo becco anteriore ha fatto da lama sulla pancia del povero animale, la rotazione è avvenuta in quanto lo stesso animale era in corsa e quindi è stato sbalzato all’esterno invece che investito.
Ad Arvidsjaur ci fermiamo al distributore di carburanti per controllare la tenuta della fasciatura; compriamo i generi alimentari necessari anche per il giorno seguente in quanto oggi è sabato e riprendiamo il cammino, iniziato alle 7:20 verso Sud.
Ma oggi è giornata di avventure, da lì a poco il tempo cambia in maniera repentina ed un cielo quasi nero si para davanti alla ns. strada.
Ci fermiamo per indossare le antipioggia consapevoli che un bel temporale ci aspetta, riprendiamo il ns. cammino e veniamo quasi subito inghiottiti dalla foresta; iniziano raffiche di vento consistenti ed una pioggia che ogni goccia sembra un sassolino sul casco, la precipitazione si infittisce al punto che i goccioloni d’acqua cadono a terra e sollevano vapore acqueo che forma una strato nebuloso lungo la strada, la foresta sbuffa nebbia da tutte le parti, è indirizzata verso l’alto ma riesce a nascondere a tratti il nastro asfaltato, la visuale si riduce drasticamente, insomma una non bella situazione, proseguiamo piano intorno ai 50/60 Km/h. e raggiungo, sono infatti davanti, un camper con targa tedesca, potrei passarlo ma la visuale è talmente ridotta che non me la sento, lo seguo per poche decine di metri e vedo che si accendono i suoi stop, lo sfilo allora a sinistra piano pensando che ha intenzione di facilitarmi il sorpasso; macchè, un albero è sdraiato a terra ed occupa quasi tutta la carreggiata, rimangono liberi 20/30 cm. all’estrema destra del nastro asfaltato, piego leggermente a destra e mi butto sull’esiguo spazio senza agire di colpo sui freni, del resto il camper è ormai quasi fermo; supero l’ostacolo credo toccando con la valigia sinistra del fogliame di qualche rametto, Paolo mi imita e superiamo ambedue l’ostacolo.
La pioggia è meno incessante ed abbiamo strada libera davanti ma … il camperista è fermo bloccato e siamo lontani da un centro abitato.
Mi fermo e scendo dalla moto ovviamente, mentre cammino a passo svelto verso la pianta sdraiata a terra faccio cenno al camperista di venire ad aiutarmi, afferro il tronco nella parte terminale, è fino anche se molto lungo e non mi pare sia chissà quanto pesante; il tedesco invece afferra un rametto e con l’effetto elastico non mi aiuta di certo, capisco che non è un tipo “sveglio”.
Troppo pesante la pianta per solo tre persone, non è possibile spostarla allora valuto la larghezza del camper e l’altezza da terra del veicolo e della pianta, gli propongo di avanzare piano tutto sulla destra mentre io e Paolo con il peso del nostro corpo abbasseremo i rami della parte terminale della pianta. E’ fattibilissimo, al massimo le foglie e piccoli ed esili rametti toccheranno il sotto scocca del camper ma avanzando piano non si faranno danni di certo.
Il tedesco mi grida nella sua lingua per me incomprensibile qualcosa ma capisco dalla sua gestualità che mi considera matto se non scemo.
Bene è il segnale di chiusura totale verso la sua stupida persona; guardo bene sua moglie che è rimasta preoccupata nel frattempo in camper e le chiedo scusa con lo sguardo allargando le braccia le mani; al furbo tedesco invece esclamo “Sorry” sorridendo a presa di ... gli giro le spalle e risalgo in moto; Paolo mi chiede cosa fare e gli rispondo “Il tedesco ha detto che aspetterà i Vigili del Fuoco”, metto in moto e lasciamo il tipo bloccato nel nulla della foresta svedese.
Proseguiamo per parecchi Km. senza incontrare nessuno se non altri alberi caduti di più piccole dimensioni; più a Sud, all’interno dei centri abitati, vediamo persone che con grosse motoseghe hanno liberato la strada dalle piante cadute e iniziano a fare legna per il terribile inverno di quassù.
All’interno della foresta le raffiche di vento erano ben avvertibili ma le piante hanno consentito un certo riparo, tuttavia un paio di volte mi sono ritrovato con la moto quasi nell’opposta corsia di marcia.
Scendendo più a Sud il tempo migliora per ns. fortuna ed il sole torna a farci compagnia ma abbiamo passato una mezz’ora quasi d’inferno.
L’aria si fa più fredda a dispetto del cielo sereno ma è gradevole guidare in questa condizioni, numerosi sono i laghetti che scorriamo lungo la strada e mi dico se non è il caso di fare una bella foto alla moto. Ne scelgo uno con la riva in secca e visto che esiste la possibilità di arrivare sulla spiaggia dirigo Titty verso il bagnasciuga.
Errore, grossolano errore: dimentico di disinserire il controllo di trazione e dovendo superare un piccolo cumulo di sabbia il motore non risponde alla manetta come vorrei, la potenza è tagliata e il peso finisce all’anteriore che inevitabilmente si affossa chiudendo lo sterzo verso sinistra.
Poggio i piedi ed ho la moto inclinata, la sorreggo per circa 10 secondi ma sento e sono consapevole che il boxer avrà la meglio; l’accompagno a terra, poggio Titty sulla sabbia ed il paramotore assieme al cilindro e la valigia sinistra fanno scudo sulla sabbia, scavalco la moto con la gamba destra e pieno di rabbia la sollevo di forza; quando arriva Paolo Titty è già in piedi e con il motore acceso; tuttavia ho bisogno del suo aiuto per tirarla dietro di 30 cm. quelli necessari a liberare la ruota anteriore dalla sabbia, tolgo l’ASC e mi piazzo sulla riva, scatto due foto.
Paolo nel frattempo saggia la consistenza del terreno con i piedi indicandomi dove è meglio passare, esco fuori dall’impiccio e riprendiamo il nastro asfaltato, per oggi basta avventure che ne abbiamo avute abbastanza; questa terza poi era proprio cercata.
Oltrepassiamo Ostersund e lasciamo la E45 per dirigerci di nuovo verso la Norvegia; arriviamo a Vendalen alle ore 17:45 dove prendiamo nel locale campeggio una Hytter grandissima per 740 Sek.
La sera intrattengo una video chiamata con mia moglie (Skype) e poi parlo a lungo con Paolo degli accadimenti della giornata; siamo comunque contenti, del resto sostanzialmente per noi tutto è andato per il meglio; il rammarico fortissimo è per la povera renna che invece ha visto carpita la propria vita; purtroppo è toccato a noi esserne stati gli "autori".
Solite cose serali con cena composta da pasta asciutta, poi la consueta doccia e camminata a zonzo lungo la strada ed il campeggio nella quale approfitto per chiamare Sandra ed informarla dell’evolversi della motogita; la sento presa dall’avventura ed interessata agli accadimenti, mi chiede tante cose su come abbiamo trovato quel luogo e/o quella vista, le anticipo dove grosso modo andremo il giorno dopo con riferimento ai viaggi che ha fatto con Giorgio ed ogni volta è un sapore dolce-amaro, ed ogni volta non so neanche io come posso descrivere il mio stato d’animo, ogni volta comunque avverto la sua voglia di moto prorompente ed innata che porta con sé e che aveva lo stesso Giorgio.
Siamo in aperta campagna e iniziamo a vedersi campi coltivati a prato, del resto la foresta già da qualche km. si è fatta più rada e lascia sempre più spazi aperti a pascoli.
Oggi complessivamente percorsi Km. 725 che consentono al progressivo di raggiungere 7500 Km.

Domenica 05 Giugno 2011 – Nel programma iniziale del viaggio si era valutata la possibilità, qualora i tempi lo avessero consentito, di transitare ancora per un tratto di Norvegia rientrando dalla Svezia all’altezza di Roros, ridente cittadina Norvegese posta su una vasta altura fra le più fredde della Nazione e difatti le condizioni climatiche non trovano smentita; partiamo alle 7:20 dal campeggio e dopo pochi Km. avvicinandoci al confine norvegese la temperatura cala di brutto, passiamo in poco tempo dai 10 °C della partenza ai 2°C che troviamo lungo la strada che ogni tanto è animata da piccoli centri di stazioni sciistiche, le altura non sono a quote elevate ma queste sono le montagne dello sci nordico svedese.
Entriamo di nuovo in Norvegia dopo aver ottimizzato un bel pieno di carburante in territorio svedese (prezzo alla pompa nettamente più economico); al confine un gruppo si renne staziona al centro della carreggiata, sono di allevamento e si spostano piano quando transitiamo; saranno le ultime avvistate.
Raggiunta Roros sosta e visita alla cittadina, bellissima la chiesa che padroneggia l’abitato costituito da ex case di minatori anche se a ridosso della città cumuli di materiale minerale in lavorazione sgrazia la vista ed il panorama, ma del resto credo sia l’unica fonte di reddito oltre al turismo estivo quassù. La città era già stata visitata con Marinella nel 2009 anzi ricordo che facemmo proprio tappa a Roros in un campeggio ubicato più a Sud della città; cerchiamo un locale aperto per un caffè, niente da fare aprono tutti alle 11:00, che strani gli orari norvegesi, troviamo però soddisfazione tramite un distributore di carburanti nella zona Sud della città.
Riprendiamo il nostro percorso per scender ancora; il paesaggio cambia entriamo infatti nella zona in cui la Norvegia presenta cittadine affollate, insomma troviamo di nuovo il nostro mondo moderno e difatti ad Elverum grossa fila di auto alla rotonda; è domenica e troviamo per strada numerose auto d’epoca e mezzi di ogni tipo, specie grosse auto americane quasi tutte rigorosamente cabrio che procedono piano lungo le strade comunque pulite ed ordinate.
Ci gustiamo un bel gelato per pranzo e proseguiamo solo sino a Kongsvinger (N) percorrendo in giornata 507 Km. che fermano il progressiva ai 8007.
Sappiamo che dovremo traversare tanta autostrada per il ritorno e vorremmo presentarci riposati per la tratta di trasferimento finale.
Troviamo alloggio all’omonimo camping posto anch’esso vicino ad un laghetto, anche in questo caso otteniamo una riduzione di prezzo pagando 400 Nok al posto delle 500 richieste.
La Hytter è molto grande , ha la cucina ma non i servizi che distano solo 20 metri, sono allocati entro un grosso edificio e si presentano puliti e ben forniti.
La sera iniziamo a programmare il ritorno verificando la varie possibilità ed orari dei traghetti, la scelta cade nell’arrivare a ridosso del traghetto di Helsingborg in Svezia, in modo che all’indomani mattina potremmo traghettare subito per poi cercare di raggiungere Gedser (DK) prima delle 13:00 e quindi sbarcare in Germania nel primo pomeriggio del martedì.
Questo il programma concordato e comunichiamo il tutto alle rispettive famiglie tramite Skype in video chiamata.

Lunedì 06 Giugno 2011 – Partenza alle 7:20 ma non abbiamo intenzione di scendere per la via più veloce (E6) bensì per la strada 21 che corre in territorio norvegese lungo il confine con la Svezia; la strada è bellissima e consiglio a tutti di percorrerla, è un continuo salire e scendere in mezzo ai boschi, senza più animali che attraversano la strada all’improvviso; la scovò Giorgio nel 2008 e ne parlo a noi in maniera entusiastica; sono circa 100 Km. di autentica goduria motociclistica e considero questa via assieme alla RV9 le migliori strade di accesso/uscita da e per la Norvegia, da rifare sicuramente.
Anche Paolo è entusiasta e medita subito una capatina in agosto in auto con Giovanna, sua moglie.
Il sole che ci accompagna lungo la 21 viene meno a ridosso del confine con la Svezia nei pressi di Halden, imbocchiamo la Strada 22 e dobbiamo rinfilarci le antipioggia.
Lasciamo la Norvegia da lì a poco sotto un consistente acquazzone che termina in corrispondenza del territorio svedese in loc. Naverstad dove eseguiamo il rifornimento carburante e svoltiamo verso Uddevalla; per noi inizia l’autostrada per Goteborg.
Scendendo il caldo diventa opprimente e incredulo vedo segnalati sull’indicatore della moto 30°C, ci fermiamo per alleggerirci un pò in quanto è molto disagevole guidare vestiti da freddo con questa temperatura; iniziavo a sudare, metto via fra l’altro il sottocasco ed indosso una bandana leggera in cotone.
Arriviamo ben presto nei pressi della partenza del traghetto per la Danimarca e decidiamo di ottimizzare ancora il tempo.
Ricordo infatti che, durante la preparazione del viaggio di 2 anni prima, avevo scovato un campeggio a nord di Gedser (DK) che aveva delle Hytter.
Rapida consultazione e decidiamo di anticipare la traversata fra la Svezia e la Danimarca; difatti nel primo pomeriggio siamo in terra danese e superiamo Chopenaghen da nord, il traffico è intenso e un paio di cantieri rallentano l’andatura.
Arriviamo a Vordingborg (DK) nel locale campeggio alle 18:00, prendiamo una Hytter per la cifra di € 30,00 pagati in contanti contro i 40 richiesti; il simpatico gestore (accetta di buon grado gli €)manda sua moglie ad indicarci quale è la casetta, senza servizi ma di grandi dimensioni e con camere separate.
La cucina comune, i bagni e le docce sono distanti pochi passi e ci sentiamo soddisfatti, infatti abbiamo maturato la convinzione di sbarcare in Germania la mattina del giorno dopo in modo di avvicinarci più possibile al confine austriaco.
Il tempo è sereno ma la comparsa di scuro in lontananza non fà presagire nulla di buono. Informiamo le rispettive famiglie che forse arriviamo a casa un giorno prima del previsto e personalmente sono felice, ho voglia di riabbracciare le mie "donne".
Come al solito preparo la cena ma stavolta in una cucina comune anche se la differenza non è avvertibile, siamo solo noi che cuciniamo una bella pasta asciutta con sugo pronto ai funghi porcini con sopra del grana grattugiato; di secondo abbiamo dell’ottimo formaggio norvegese che collabora a renderci sazi.
Arriva il preannunciato temporale e vado io a farmi la doccia, devo prima radermi etc… un tuono, dei lampi e la corrente salta, l’intensità della pioggia non mi consente di uscire dal locale e rimango solo al buio; dovrò aspettare 20 interminabili minuti; mi metto alla ricerca del quadro elettrico; non lo trovo anche perché è buio pesto.
Tutto il campeggio è illuminato tranne il locale ora più necessario per noi, mi faccio prestare una pila da Paolo ma non riesco a vedere un granchè; allora vado alla reception e fortunatamente il proprietario è ancora in camping, sono le 22:30, lo informo del problema e viene a mostrarmi dove è il quadro elettrico, riarmiamo assieme lo stesso e finalmente posso radermi e farmi una bella doccia calda.
Oggi percorsi 723 Km. e saliamo con il progressivo a 8730.

Martedì 07 Giugno 2011 – Abbiamo deciso di prendere il primo traghetto della mattina per Rostock (D) che parte da Gedser (DK)alle 7:00, ci svegliamo alle 4:30, sbrighiamo i bagagli e predisponiamo tutto per l’albergo tedesco che ci darà ospitalità, è stata infatti la ns. ultima notte in camping, quindi via il sacco letto, gli asciugamani, via il lenzuolo insomma ripongo tutto nella valigia sinistra dove invece custodivo gli alimenti, ora la moto è più scarica ed elimino la sacca stagna che portavo in un primo momento fissata sopra la valigia destra e poi sopra la sella posteriore di Titty.
Lasciamo il campeggio alle 5:35 ed arriviamo a Gedser alle 6:20; biglietto ed attesa per l’imbarco; il traghetto è già all’interno del porto, pochi minuti e ci fanno salire alle 6:40, leghiamo le moto con le apposite cinte in dotazione della nave e saliamo per far colazione mentre il traghetto parte alla volta della Germania; il cielo è grigio e poco dopo viene a piovere.
Profitto per l’acquisto di profumi per mia moglie e mia figlia.
La traversata dura complessivamente circa 1 ora e 45 minuti ed infatti puntuali alle 8:50 sbarchiamo in terra tedesca purtroppo sotto una fitta pioggia e siamo costretti per i primi 200 Km. a viaggiare con la precipitazione in corso, non è abbondante ma persistente e fastidiosa.
Finalmente all’altezza di Berlino, il sole esce allo scoperto ed avremo un cielo variabile per tutta la traversata tedesca; ogni tanto qualche rara goccia di pioggia di poca consistenza e qualche fortunata direzione che evita degli acquazzoni più consistenti presenti a zone circoscritte accompagnano la discesa della tratta autostradale tedesca.
Troviamo qualche cantiere che ci rallenta e parecchio traffico da Norimberga sino a Monaco che sfiliamo via senza particolari problemi.
L’andatura si fa più lenta e procediamo sul ring intorno al capoluogo della Baviera sui 90 Km/h.
Decidiamo di fermarci fuori dall’autostrada in modo di riprendere l’autostrada direttamente in Austria.
Troviamo completo il primo albergo che ci indica lo Zumo all’interno del paesino di Holzkirchen; ci viene indicata una pensione che reca un miniscolo cartello con indicato Zimmer (Camere).
La fortuna alle volte viene proprio all’improvviso, facciamo giusto in tempo a recarci alla pensione che un violento acquazzone fa la sua comparsa.
La pensione altro non è che una ex casa colonica dotata ancora della stalla del bestiame oggi utilizzata come ripostiglio; l’anziana proprietaria ci fa ricoverare le moto all’interno del locale che ha ancora la tipica porta ad anta divisa fra il sopra ed il sotto; a terra troviamo addirittura della paglia in presse per la felicità delle ns. mucche.
Il trattamento comprende camera e colazione per € 35,00 a persona e la stanza assegnata è costituita da due camere separate comunicanti con 3 posti letto cadauna, addirittura quella che prendo io ha il letto con baldacchino; è presente un lavabo su ogni camera mentre il bagno con doccia comune è allocato in corridoio. Accettiamo di buon grado e neanche mi sogno di trattare sul prezzo tanta è stata la gentilezza dell’anziana signora.
Tale collocazione spiazza un po’ le ns. previsioni nel senso che gli asciugamani sono in dotazione ma non abbiamo, al bagno comune, il sapone, lo shampoo ed il bagnoschiuma.
Nessun problema ho io tutto in bottigliette che custodisco all’interno della sacca da bagno che presto volentieri a Paolo.
Doccia bollente e via fuori per cena dopo aver avvisato a casa che il programma comunicato aveva trovato il giusto riscontro; viene confermato l’arrivo a casa per l’indomani pomeriggio.
Usciamo verso le 20:00, ci rechiamo a cena in un locale caratteristico, carne di maiale arrosto, verdure e le immancabili patate con una bella birra Waiss; del resto sono parecchi giorni che non mangiamo carne e le proteine iniziano a scarseggiare nei ns. organismi.
Dolce tipico locale per finire; il tutto per una spesa complessiva di € 47,00; in effetti trova conferma che in Italia per mangiare si spende di più; il locale era di livello elevato.
Non possiamo passeggiare molto perché una sottile e fastidiosa pioggerellina accompagna la serata; torniamo in camera comunque soddisfatti.
Mi metto ad ascoltare della musica con il lettore MP3 ed inizio a fare un bilancio della bellissima motogita eseguita, ma la stanchezza prevale; oggi percorsi 876 Km. che piazzano il progressivo a 9606 Km dalla partenza; cedo di schianto e mi addormento di brutto.

Mercoledì 08 Giugno 2011 – La nostra ultima giornata, partiamo come al solito sul presto dopo aver consumato una colazione genuina preparata sapientemente dall’anziana signora: uova sode, pane, prosciutto, burro, marmellata, latte e cioccolato, insomma un insieme di grandi bontà.
La incontriamo sulle scale alle 6:15 mentre scendiamo per caricare le moto, ci chiede se vogliamo mangiare subito e rispondiamo di si.
Alle 7:00 lasciamo la pensione diretti tramite la strada 316 verso il confine austriaco, saliamo verso una altura posta a circa 8/900 metri s.l.m. è l’Achenpass, traversiamo caratteristici paesini bavaresi fra i quali segnalo il bellissimo Gmud; entriamo in Austria ed imbocchiamo l’autostrada a 40 Km. ad Est di Innsbruck. Usciamo dalla stessa a Sud della città e saliamo verso Matrei per ammirare il Ponte Europa da sotto; sosta per un paio di veloci scatti ed arriva la pioggia in alto, occorre rimettere le antipioggia che toglieremo verso Bolzano.
Riprendiamo l’autostrada al passo del Brennero e una lunga fila di camion ci accompagna per tutta la tratta dell’A22 sino a Modena.
Nei pressi di Mantova un violento acquazzone ci costringe a rivestirci di nuovo con le antipioggia; io non la toglierò più sino a casa.
Alle 14:15 siano a Bologna a casa di Paolo, per lui il viaggio termina ovviamente quà.
Mi trattengo una mezz’oretta per un doveroso e sentito saluto a Giovanna ed a 3 dei tre figli di Paolo ossia Giovanni e Chiara; Francesca infatti era impegnata al lavoro e non era presente; alle 14:45 riprendo la via di casa non prima di aver assicurato Giovanna che mi ero molto divertito e che ero stato veramente bene.
Arrivo tramite la E45 alle 17:20 sotto un diluvio che dalle parti di Sansepolcro somiglia a quello del sabato precedente in Svezia. Arrivo a casa dopo l’ultima tappa di Km. 744 che fermano il totalizzatore a 10350 KM. non male in 15 giorni.

L’abbraccio a Marinella a Giulia, ai miei suoceri ed a Gigi conclude e termina la mia assenza da casa, l'assenza dai miei affetti più grandi, dalla mia "vita".

E’ bella la Norvegia, è bello girare in moto, è bello tutto ma il mio patrimonio vero sento che è la mia famiglia.


Il viaggio ha rappresentato in sé un’esperienza bellissima perché condivisa con una persona a me molto cara; un amico sincero, vero e che a dispetto della differente età appare come un coetaneo, anzi alle volte mi sembra più “birichino” di me; in Paolo è notevole la presenza di gioventù.

Lo stesso viaggio tuttavia ha presentato quel sapore “mistico e sentimentale” del ricordo di Giorgio e probabilmente solo in relazione al suo dramma ha avuto luogo, non nascondo che all’interno del mio casco molte volte i guanciali sono stati bagnati dalle lacrime, specie ogni qual volta transitavamo vicino e/o in località toccate da Giorgio e Sandra come ad esempio Gildetun, dove ci siamo concessi una foto nel medesimo tavolo in cui consumarono una colazione ed in tanti altri posti che ho bene impresso in mente e che tengo volutamente per me.

Grande è il mio attaccamento a te caro Giorgio ed immenso è e sarà sempre il tuo ricordo e la tua presenza in me; questo Giorgio ci ha concesso il viaggio per la visione del Capo finalmente assieme e con il sole; è vero Giorgio, non eravamo con le ns. mogli ma questo era scritto nella nostra storia e sappi che fremo, mio caro amico, conoscere il prossimo capitolo.

Oscar